Criptovalute: fondamentale l’intervento dei regolatori (l’editoriale di David Oddone)

Spesso, quando si affronta il tema della criptovaluta e delle sue possibili regolamentazioni, emerge un tono di drammaticità, come se ci trovassimo di fronte a un prologo infausto. In realtà, è importante riflettere su come l’intervento dei regolatori possa essere un passo avanti, piuttosto che un segnale di regresso. Le criptovalute sono emerse come un paradigma alternativo, veicolate dall’idea di un mondo libero e trasparente, nel quale l’assenza di un ente centrale di controllo fosse la norma. Questo concetto è affascinante, ma talvolta potrebbe apparire utopistico o addirittura ingenuo pensare che l’acquisto di Bitcoin da solo possa rivoluzionare il mondo. È fondamentale comprendere che i prezzi delle criptovalute non sono il motore delle rivoluzioni, bensì il risultato del comportamento e della percezione individuale.

Va sottolineato altresì, che concetti come “qualità superiore” o “utilità elevata” sono spesso miti: nell’ambito mondano, conta soltanto la percezione. Eppure, per valutare la qualità, è spesso necessario fare esperienza diretta; però, pochi si avventurano in qualcosa che presumono di non gradire, soprattutto quando si tratta di evitare possibili perdite finanziarie.

La crescita e il successo delle criptovalute non si basano solamente su una maggiore sicurezza della blockchain – un prerequisito che dovrebbe essere assodato (e assoluto). È opportuno precisare che, sebbene la tecnologia attuale non raggiunga ancora gli standard desiderati, sta progredendo e potrebbe raggiungere livelli ottimali nei prossimi anni. Eppure, l’elemento critico sarà la normalizzazione della percezione delle criptovalute, integrandole nella vita quotidiana. Qui entrano in gioco le regolamentazioni, che potrebbero svolgere un ruolo cruciale in tale processo.

Fino ad oggi, i media, i governi e le istituzioni più grandi hanno spesso respinto le criptovalute, dipingendole come strumenti nebulosi, volti a scopi illeciti. Pertanto, non sorprende che l’utente comune abbia spesso un’opinione negativa al riguardo. Tuttavia, c’è una ventata di cambiamento. Grandi fondi d’investimento hanno manifestato il loro interesse, apportando nuova dignità e supporto a questi asset finanziari. E qui torniamo alle regolamentazioni: per far crescere il mercato servono capitali freschi, che richiedono un quadro regolamentare chiaro e sicuro per istituzioni, banche e fondi.

È inevitabile che ciò comporti regole più stringenti: molte applicazioni finanziarie decentralizzate (DeFi) potrebbero introdurre procedure KYC (Know Your Customer) e altre potrebbero essere vietate. E’ il prezzo da pagare e rappresenta una tappa inevitabile nell’evoluzione della tecnologia.

Il cambiamento si realizza gradualmente e attraverso l’abitudine. Giungerà il giorno in cui la blockchain ridurrà l’interferenza dei regolatori, garantendo sicurezza e trasparenza attraverso la tecnologia stessa anziché la burocrazia. Sfortunatamente però, quel giorno non è ancora giunto. L’attuale sfida è integrare la blockchain e le criptovalute nella vita quotidiana della maggior parte delle persone, rendendole strumenti familiari e normali. Le regolamentazioni non dovrebbero destare timore, ma dovrebbero essere accolte come un passo necessario. Vale la pena riflettere che le valute digitali delle banche centrali (CBDC), seppur con sfumature distopiche, riconoscono implicitamente la durabilità della blockchain e dei suoi correlati.

Le regolamentazioni dunque, non vanno affrontate come avversarie da combattere, ma piuttosto come spunti per un dibattito positivo. È cruciale riconoscere che il futuro della blockchain è in costante rafforzamento.

Un concetto che vale anche e soprattutto per la Repubblica di San Marino, ancora in attesa degli strumenti per poter operare in piena sicurezza in un mercato – quello delle crypto – che ad oggi, invece di attirare qui indispensabili capitali e investitori, li fa scappare a gambe levate.

David Oddone

(La Serenissima)