Si è svolto sabato con notevole successo di pubblico il Convegno dal titolo “Crisi economica, crisi antropologica. L’uomo al centro del lavoro e dell’impresa: come il credito può favorirne lo sviluppo” presso la sala congressi dell’hotel Le Meridien di Rimini. Il Convegno organizzato dalla Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II, presieduta da mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino e Montefeltro da Confcooperative, unitamente ai presidenti delle Banche di Credito Cooperativo di Ente Cassa di Faetano, Banca Malatestiana, Banca di Rimini, Romagna Est e Bcc Valmarecchia è nato da semplici contatti amicali (una cena), come ha comunicato il direttore della Fondazione dott. Marco Ferrini, coordinatore dell’evento, per poi svilupparsi e divenire un comune intento che si è dilatato ai presidenti delle istituzioni in oggetto.
Va sottolineato, come espresso dai presidenti delle Bcc durante gli interventi finali, il cambio di marcia che un’iniziativa come questa potrebbe rappresentare per tutto il mondo cattolico e per il mondo della cooperazione in particolare. Una ritrovata unità delle Bcc e del mondo cattolico, a fronte delle difficoltà che la crisi attuale sta presentando, può essere la miglior risposta operativa onde addivenire a proposte concrete e pertinenti alle esigenze del territorio e della nazione.
Le relazioni del prof. Stefano Zamagni e del prof. Luigi Campiglio, pro-rettore dell’Università Cattolica, hanno confermato autorevolmente l’intuizione degli organizzatori.
Difatti entrambi hanno sottolineato come lo smarrimento della nozione di Bene Comune sia la prima delle cause che hanno comportato l’esplosione della crisi attuale. Questo concetto, proprio della dottrina sociale della Chiesa e da non confondersi con l’idea di Bene Collettivo (tradizione socialista) o di Bene Totale (tradizione liberal-individualista), ha una portata ampia e ricca di fattori (materiali, relazionali, spirituali) che sola può sostenere un corretto rapporto tra lavoro e ricchezza. L’attuale crisi nasce proprio, invece, dal misconoscimento di questo rapporto, a favore di tecniche finanziarie che alla lunga si sono dimostrate vacue. In tal senso, il mondo delle Bcc e della cooperazione, inscritto nella tradizione cattolica, ha oggi un compito rilevante, riconosciutogli da tanti osservatori internazionali ed esperti di economia (tra i quali numerosi riconoscono le proprie gravi colpe nelle passate non congrue analisi della situazione). Si tratta di rinsaldare il concetto di responsabilità, ridonando all’uomo una nuova immagine di sé, tale da comprendere nuovamente quella complessità e ricchezza della sua dignità, mai riducibile alla mera efficienza o ai bisogni materiali. Questo richiamo, un tempo considerato valido solo per le sacrestie, oggi assume il valore di unica risposta possibile a quella che è al contempo un’ urgenza sia culturale che economica.
Il presidente della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II, mons. Luigi Negri, ha portato i saluti finali.
Nel dibattito sono intervenuti anche il presidente di Confcooperative di Rimini Massimo Coccia e il direttore regionale della Federazione delle Bcc dell’Emilia Romagna.
Abstract delle relazioni
Prof. Campiglio
La crisi attuale, sicuramente grave e generale, è caratterizzata da un indotto di percezione psicologica capillare e minuta. Il vissuto di ognuno è investito di preoccupazioni e tensioni come raramente è accaduto in casi analoghi. Occorre pertanto fare in modo che, quando la crisi sarà superata, giacché fin d’ora si notano segni interessanti di movimento e di dinamismo (dinamiche profonde, tuttora non visibili in superficie), si sia in grado di recepire la sfida che essa porta con sé. In altri termini si tratta proprio di lavorare sull’uomo perché vengano costruite quelle strutture di base responsabilizzanti, in grado di dare slancio alla ripresa. Se il 2009 sarà un anno da archiviare per la crescita, non sarà però privo di azioni, giacché proprio questo agire darà fondamento alla ripresa nel 2010.
Tra gli indirizzi chiave indicati, citiamo “in particolare l’idea e la pratica di un bene comune, la priorità della qualità sulla quantità, la ricostruzione di un rete sul territorio, la ricomposizione della filiera produttiva, la valorizzazione del lavoro e dell’occupazione, il discernimento economico fra correttezza e opportunismo, la ricostruzione di un clima di fiducia tra le persone e le imprese, l’importanza del credito nel ricostituire i fondamenti di rapporti di fiducia, con la concreta apertura di credito alle imprese e alle famiglie il cui comportamento è riconosciuto come corretto dalla comunità”.
In questi elementi si evince come essenziale il bisogno di ricostituire il tessuto sociale, umano e culturale di una comunità di appartenenza forte e solidale.
Prof. Stefano Zamagni
La crisi attuale costituisce un’enorme opportunità per quanto riguarda la precisazione e la correzione di alcune dinamiche distorte del mondo economico e non solo.
Si tratta infatti di una crisi sistemica, dovuta alla invasiva presenza, nel mondo della globalizzazione, della finanza, divenuta capace di modificare i valori e i comportamenti delle persone.
La crisi dunque possiede cause remote che vanno al di là dei fatti contingenti ben noti.
Occorre comprendere come il concetto di Bene Comune, proprio della Dottrina Sociale della Chiesa, debba tornare a fare da punto di riferimento, ridefinendo la visione sociale e personale delle dinamiche antropologiche.
Inoltre si tratta di comprendere come oggi il mercato in realtà non sia affatto libero. Settori importanti del mercato, come la cooperazione sociale, le associazioni e altri liberi soggetti (nati nella società civile e rilevanti dal punto di vista antropologico, culturale, sociale ed economico) non sono adeguatamente riconosciuti nella loro valenza economica. Per questo occorre in particolare modificare il Libro primo, titolo secondo del codice civile, ed inserire una piena capacità economica, riconosciuta anche dal punto di vista giuridico, dei soggetti protagonisti della società civile.
Ma vi è un altro punto fondamentale per una positiva ripresa da questa crisi. Il mondo cattolico deve ritrovare unità e capacità di fare cultura. Solo nella sua capacità di elaborare nuovi modelli di approccio alla società potrà dare un’essenziale contributo per l’uscita da queste contraddizioni. Si tratta di riscoprire la cultura come carità intellettuale, ovvero come servizio all’uomo in termine di produzione creativa e innovativa. Questo aspetto è ben colto dal papa Benedetto XVI che proprio recentemente ha beatificato il grande filosofo cattolico Antonio Rosmini, il quale, nel suo celebre testo Le Cinque Piaghe della Chiesa, indicava proprio la mancanza di far cultura, come seconda piaga della Chiesa.
Comunicato Stampa