Crolla il mito di Pino Maniaci, l’amico del movimento Rete. Le intercettazioni lo incastrano: ”Voglio soldi e regali o vi rovino”. Indagato il paladino dell’antimafia.

1461389218-0-pino-maniaci-contro-di-me-solo-calunnie«Non ci serve l’antimafia del signor Maniaci, noi teniamo piuttosto all’antimafia che facciamo ogni giorno, all’antimafia sociale di tanti volontari che quotidianamente si impegnano sul territorio». Parola del procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, che insieme con il capo dell’ufficio, Francesco Lo Voi, ieri ha commentato la notifica del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani al direttore dell’emittente privata Telejato, Pino Maniaci, indagato per estorsione nei confronti dei sindaci di Partinico e Borgetto.
Il giornalista «campione» dell’antimafia via etere, infatti, avrebbe preteso soldi e favori per ammorbidire i suoi servizi televisivi. Il provvedimento è stato emesso dal gip Fernando Sestito su richiesta dei pm Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia, coordinati dallo stesso Teresi.

Questa volta, secondo l’interpretazione delle intercettazioni da parte degli inquirenti, a fare da retroscena sarebbe un mix di assunzioni compiacenti, vendette ‘per corna ricevute’, avidità e delirio di onnipotenza. Per i magistrati palermitani le intimidazioni a Maniaci le avrebbe fatte il marito della sua amante. E lui ne sarebbe stato ben consapevole, mentre nelle interviste puntava il dito contro il nemico di sempre: «È stata la mafia a impiccarmi i miei due cani. È una minaccia per le inchieste del mio tg». Quel giorno, era il 4 dicembre dell’anno scorso, gli telefonò persino il presidente del Consiglio per esprimere solidarietà. E, qualche minuto dopo, lui si vantava al telefono con un’amica: «Ora tutti in fibrillazione sono, pensa che mi ha telefonato anche quello str… di Renzi». Una telecamera piazzata dagli investigatori avrebbe ripreso in diretta il passaggio della ‘mazzetta’. Maniaci è accusato di aver estorto al sindaco di Partinico, Salvatore Lo Biundo, anche un’assunzione per la sua amante, un contratto di solidarietà al Comune per tre mesi. «Alla scadenza, non poteva essere rinnovato – ha messo a verbale il primo cittadino –, ma Maniaci diceva che dovevamo farla lavorare a tutti i costi e allora io e alcuni assessori ci siamo autotassati per pagarla». Intanto, lui si vantava al telefono proprio con l’interessata: «Per quella cosa ho parlato, già a posto, stai tranquilla, si fa come dico io e basta. Se ancora tu non l’hai capito… decido io, non loro… loro devono fare quello che dico io, se no se ne vanno a casa». Alla donna diceva anche di volerle fare vincere un concorso all’Asl di Palermo: «Quello che non hai capito tu è la potenza di Pino Maniaci. Stai tranquilla che il concorso te lo faccio vincere». In un’altra intercettazione dice: «Tutti si c…no, se li sputtano in tv».

Dopo le prime indiscrezioni giornalistiche sulle indagini a suo carico, Maniaci si era difeso sostenendo di essere vittima di un complotto, per le sue denunce sulla gestione dei beni confiscati, trasmesse dalla Procura di Palermo a quella di Caltanissetta per il coinvolgimento di alcuni magistrati in servizio nel capoluogo siciliano. Ma Lo Voi ha sottolineato che nel novembre 2014, quando i carabinieri si sarebbero imbattuti per caso in Maniaci indagando sui rapporti tra la mafia e alcune amministrazioni comunali, l’inchiesta sulla gestione allegra delle Misure di prevenzione a Palermo non era ancora arrivata alla svolta operativa, iniziata appunto a Caltanissetta a partire dal maggio 2015. La verità, a sentire Lo Voi, è che «Maniaci sfruttava il mezzo televisivo e la sua professione giornalistica per fare estorsioni».

Il Resto del Carlino