Si è concluso con un’assoluzione piena il calvario giudiziario di una 46enne di Novafeltria, finita a processo con l’accusa di aver investito il marito. Il tribunale di Arezzo ha stabilito che “il fatto non sussiste”, ritenendo che l’episodio non sia mai avvenuto e che l’uomo non abbia riportato alcun danno.
La vicenda era nata dalla querela di un 39enne, che sosteneva che la moglie lo avesse deliberatamente investito con l’auto al culmine di una lite. Durante il dibattimento, però, la versione dell’uomo non ha retto. A non convincere il giudice sono state le testimonianze a sostegno dell’accusa, in particolare quella della madre del 39enne, risultata contraddittoria, e la perizia del suo consulente medico-legale.
La difesa della donna, rappresentata dagli avvocati Marco e Monica Lunedei, ha smontato la ricostruzione accusatoria. L’uomo, già noto per precedenti anche violenti, lamentava lo schiacciamento di un piede da parte dello pneumatico dell’auto, ma i legali hanno dimostrato che le lesioni denunciate non avevano alcun riscontro oggettivo e non erano compatibili con la dinamica riferita.
Questo processo rappresentava solo un tassello di una separazione molto difficile e conflittuale, segnata da diverse battaglie legali. La donna, un’assistente alla poltrona della Valmarecchia che ha riferito di aver subito in passato vessazioni dall’uomo, può ora chiudere questa dolorosa esperienza. La sentenza ha infatti stabilito non solo la sua innocenza, ma anche l’inesistenza del fatto stesso.