Si è chiuso oggi, giovedì 18 dicembre 2025, il primo capitolo giudiziario relativo al crac del Green Bar, l’iconico punto di riferimento di viale Ceccarini a Riccione. Il tribunale collegiale di Rimini ha emesso una sentenza di condanna a quattro anni e due mesi di reclusione nei confronti dell’ex amministratore della struttura, ritenuto responsabile di bancarotta fraudolenta patrimoniale. La decisione arriva a seguito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, che ha fatto luce sulla gestione finanziaria della società nel periodo precedente al fallimento.
Al centro del processo vi è la distrazione di circa 170 mila euro in contanti dal patrimonio aziendale. Secondo l’impianto accusatorio, tali prelievi sarebbero avvenuti tra il 2011 e il luglio del 2014, una fase estremamente delicata in cui l’impresa si trovava già in una condizione di insolvenza, prima che il fallimento venisse ufficialmente dichiarato nel febbraio del 2016. Nonostante la condanna per la gestione dei capitali, l’imputato è stato invece assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta documentale, poiché il tribunale ha stabilito che il fatto non sussiste.
La vicenda affonda le radici nell’11 luglio 2014, data in cui la Guardia di Finanza appose i sigilli al locale. Su questo punto si è concentrata la linea difensiva sostenuta dall’avvocato Giuliano Renzi. Il legale ha spiegato che il dissesto finanziario del Green Bar non sarebbe imputabile a condotte illecite, bensì agli effetti devastanti di una misura di prevenzione patrimoniale. Tale provvedimento, sebbene poi annullato dalla Corte di Appello, avrebbe innescato secondo la difesa un processo di crisi irreversibile che ha portato inevitabilmente alla chiusura dell’attività.
Nonostante le argomentazioni della difesa, i giudici riminesi hanno confermato la responsabilità per l’ammanco di cassa. La battaglia legale, tuttavia, è destinata a proseguire: l’avvocato Renzi ha già confermato l’intenzione di impugnare la sentenza, annunciando il ricorso in appello per ribaltare l’esito del primo grado e sostenere nuovamente l’estraneità dell’ex amministratore ai reati contestati.












