Una sentenza singolare arriva dal Tribunale di Bologna, dove un automobilista è stato scagionato con formula piena dall’accusa di essersi messo al volante con un tasso alcolemico ben oltre i limiti di legge. Il giudice ha stabilito che l’esito positivo dell’etilometro non era dovuto all’abuso di alcol, bensì all’interferenza chimica provocata dalle terapie oncologiche che l’uomo stava seguendo.
La vicenda ha avuto origine nei mesi scorsi a Ozzano Emilia. L’uomo era stato fermato da una pattuglia dei Carabinieri intorno alle due di notte, mentre rientrava a casa dopo aver trascorso la serata con alcuni amici per una partita di calcio. Sottoposto ai controlli di rito, l’etilometro aveva rilevato un valore superiore a 1,6 grammi per litro, un dato che comporta sanzioni severissime. Di conseguenza, le forze dell’ordine avevano proceduto all’immediato ritiro della patente, al fermo amministrativo del veicolo e alla denuncia penale.
La svolta è arrivata durante il processo, svoltosi con rito abbreviato. La difesa ha prodotto una consulenza tossicologica fondamentale per l’esito del giudizio, dimostrando come i principi attivi dei farmaci antitumorali assunti dall’imputato avessero compromesso l’affidabilità della misurazione, falsando il risultato strumentale.
Preso atto della documentazione medica e tecnica, il Giudice per le indagini preliminari ha pronunciato una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. La validità della tesi difensiva è stata riconosciuta anche dalla stessa Procura che, alla luce degli elementi emersi, si è allineata alla richiesta di scagionare l’automobilista.












