È entrato stamattina nell’aula della Corte d’Assise d’appello di Bologna Giampaolo Amato, ex medico sociale della Virtus e noto oftalmologo, che nel primo grado di giudizio era stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio della moglie Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, e della suocera Giulia Tateo, 85 anni.
L’ingresso in tribunale
Amato è arrivato scortato dalla polizia penitenziaria, in camicia bianca e con l’aiuto di una stampella per camminare. Non aveva le manette ai polsi, ma era accompagnato sotto braccio dagli agenti fino all’aula.
La condanna di primo grado
Il 16 ottobre 2024 i giudici della Corte d’Assise lo avevano ritenuto colpevole, accogliendo la ricostruzione dell’accusa secondo cui le due donne sarebbero state uccise con un mix letale di Sevoflurano, un anestetico, e Midazolam, appartenente alla categoria delle benzodiazepine. Secondo la sentenza, quei delitti avrebbero rappresentato per Amato la strada per liberarsi dei legami familiari, continuare una relazione extraconiugale e prendere possesso dei beni intestati alla moglie.
Le strategie della difesa
Amato, detenuto dall’aprile 2023, si è sempre proclamato innocente. Per il processo d’appello ha cambiato difensori, affidandosi all’avvocato Valerio Spigarelli, presente oggi in aula, e al professor Franco Coppi. La nuova linea difensiva ha depositato una richiesta di rinnovo dell’istruttoria e l’esecuzione di una perizia tossicologica, ritenuta centrale per ribaltare il verdetto.
Le parti in causa
Nel procedimento si sono costituite parti civili la sorella di Isabella Linsalata e il fratello di Giulia Tateo, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Maurizio Merlini e Francesca Stortoni. A sostenere l’accusa sono invece l’avvocato generale Ciro Cascone e la sostituta procuratrice generale Antonella Scandellari.