Si infiamma il processo a Giampiero Gualandi, l’ex vigilie accusato dell’omicidio della collega Sofia Stefani. Dopo la richiesta di ergastolo formulata dalla Procura, nell’ultima udienza davanti alla Corte d’Assise di Bologna la famiglia della vittima, tramite il proprio legale, ha chiesto un risarcimento di un milione e mezzo di euro.

L’avvocato di parte civile, Andrea Speranzoni, ha ricostruito la vicenda dal punto di vista dei genitori della vittima, riportando il loro strazio. Ha sottolineato come Sofia sia stata uccisa da un colpo sparato al volto, un gesto che, secondo la sua arringa, mirava a cancellarne l’identità e a distruggere la vita dei suoi familiari. Speranzoni ha descritto l’imputato come un “mentitore seriale e un manipolatore”, che non considerava Sofia una persona ma un oggetto da possedere, arrivando a preparare per lei un “contratto di sottomissione sessuale”. Secondo la parte civile, Gualandi avrebbe agito con lucida premeditazione, cancellando le chat tra loro prima di attendere la vittima con la pistola.
A questa tesi si oppone fermamente la difesa di Gualandi, sostenuta dagli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli. Per loro, quanto accaduto il 16 maggio sarebbe stato il frutto di una “tragedia non voluta”. I legali hanno evidenziato una presunta illogicità nella tesi della premeditazione: se Gualandi avesse pianificato di simulare un incidente, avrebbe lasciato in giro degli oggetti per la pulizia dell’arma per rendere la sua versione più credibile. La difesa ha inoltre richiamato la telefonata fatta al 118 subito dopo lo sparo, in cui l’imputato, a precisa domanda dell’operatore, negò che la vittima si fosse sparata da sola, sostenendo invece che un colpo fosse partito accidentalmente mentre lui puliva la pistola.
Nella vicenda processuale si è inserito anche il comune di Anzola, che ha chiesto un risarcimento di 50.000 euro per il danno d’immagine. L’amministrazione contesta la violazione della dignità di un ufficio pubblico, poiché gli incontri a sfondo sessuale tra l’imputato e la vittima, in parte filmati dallo stesso Gualandi, sarebbero avvenuti proprio all’interno della sede della polizia locale.