Cronaca. Caso di sextortion: due giovani vittime costrette a pagare oltre 8mila euro prima di denunciare l’estorsore. Uno dei due un riminese

 

 

Una serie di messaggi ingannevoli e minacce ha trasformato una semplice chat in un incubo per due ragazzi, portandoli a versare somme ingenti prima di trovare il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine. La vicenda, emersa nelle ultime settimane, evidenzia i rischi delle truffe online e il modo in cui un’imboscata digitale può mettere in crisi anche i più giovani.

Tutto ha avuto inizio nella primavera del 2023, quando un 25enne riminese e un 26enne monzese hanno ricevuto un messaggio da una ragazza che, apparentemente, aveva sbagliato numero. Tuttavia, quel semplice scambio di saluti si è rapidamente evoluto in una serie di conversazioni sempre più intime. La giovane, descritta come molto attraente, ha iniziato a riempire i loro smartphone di complimenti, alimentando la curiosità e l’interesse dei due ragazzi. Le chat si sono fatte più hot, con lo scambio di foto e profili Instagram, e la ragazza ha condiviso un video a luci rosse, sostenendo di essere attratta dai loro messaggi e dai loro atteggiamenti.

La situazione si è aggravata quando la stessa donna ha chiesto ai ragazzi di dimostrare la loro virilità, spingendoli a registrare delle clip di autoerotismo. Dopo aver concluso questa fase, la conversazione si è interrotta bruscamente, ma da quel momento i giovani sono stati presi di mira da un ricatto estorsivo. Sui loro telefoni sono cominciati ad arrivare messaggi minacciosi: chi era dall’altra parte del telefono sosteneva di aver registrato le loro performance e minacciava di diffondere i video sui social o inviarli agli amici, a meno che non avessero pagato.

Il riminese ha dovuto versare circa 3.000 euro tramite carte prepagate intestate a nomi diversi, mentre il monzese ha pagato circa 3.500 euro con le stesse modalità. La paura di diffamazione ha portato i due a non denunciare immediatamente, ma alla fine hanno deciso di rivolgersi ai carabinieri. Le indagini hanno permesso di risalire all’autore dell’estorsione, un 30enne cittadino ivoriano residente a Milano, che aveva utilizzato schede prepagate intestate ad altri, ma che è stato identificato grazie a un movimento bancario effettuato con la sua vera identità. Durante una perquisizione, i militari hanno trovato numerose carte prepagate intestate ad altri soggetti, molte delle quali erano state aperte senza il consenso delle vittime.

L’uomo, difeso dall’avvocato Umberto DeGregorio, è stato sottoposto a processo con l’accusa di estorsione aggravata in concorso. Tuttavia, le indagini non sono riuscite a identificare la misteriosa ragazza “maliarda” che, secondo le accuse, avrebbe orchestrato la trappola, anche se si sospetta che non agisse dall’Italia.