Ci sarebbero già decine di indagati a seguito dell’esposto querela contro i cosiddetti “leoni da tastiera” che continuano duramente ad attaccare la famiglia di Pierina Paganelli, la donna di 78 anni assassinata il 3 ottobre del 2023 nel garage di via del Ciclamino a Rimini.
Gli avvocati della famiglia, Monica e Marco Lunedei e Alfredo Andrea Scifo hanno prodotto un corposo dossier sui commenti sul web che secondo i legali rientrerebbe in una ben precisa strategia difensiva tesa ad abusare della credulità popolare, manovrare l’opinione pubblica e influenzare il processo.
“E’ una strategia mediatica che emerge dagli atti di indagine – precisa l’avvocata Monica Lunedei -.
La leggiamo nei documenti come le intercettazioni perché Valeria Bartolucci la riferisce al marito, Louis Dassilva unico indagato per l’omicidio, durante i colloqui in carcere.
L’abbiamo vista in tv, questa strategia e su alcuni canali YouTube che hanno attinto a mani basse dai consulenti di difesa ottenendo degli atti o delle informazioni distorte e parziali. Si attacca la nipote di Pierina che all’epoca era minorenne suggerendo un suo coinvolgimento nell’omicidio. Del resto è la stessa Bartolucci che ripete da mesi che lei è convinta che siano stati in due o tre ad uccidere Pierina. Assurdità messe in rete con un preciso intento di influenzare il processo. C’è una vera e propria aggressione nei confronti della famiglia della vittima che non può più essere tollerata”.
L’indagine della Procura della Repubblica, coordinata dalla sostituta procuratrice, Alessia Mussi, sta procedendo allargandosi a macchia d’olio con una pioggia di denunce anche da altri legali e già diversi nomi sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati. “Bisogna tutelare il sereno svolgimento del processo”.
E in vista della seconda udienza in Corte d’Assise, lunedì prossimo, a prendere la parola è anche Chiara Saponi, figlia della 78enne scomparsa. “Chiediamo solo un po’ di umanità e rispetto visto che ci troviamo in Tribunale e si sta parlando di una donna e una mamma uccisa. Francamente durante la prima udienza abbiamo visto poca empatia per l’unica vera vittima di questa vicenda. Se l’empatia non ce l’hai, non posso importela – aggiunge – ma il rispetto in aula sì, non tanto per noi ma per il luogo e il tema grave in esame”.
Ansa