Cronaca. Delitto di Garlasco, l’inchiesta si allarga: nel mirino due carabinieri e l’avvocato. Lui dichiara “non ho un conto”, gliene trovano otto.

L’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi si arricchisce di un nuovo, intricato capitolo che sposta i riflettori dalla Procura di Pavia a quella di Brescia. Sotto la lente degli inquirenti – come scrive oggi il quotidiano “La Verità” – finiscono le posizioni di due carabinieri e di un ex avvocato legato alla famiglia Sempio, con approfondimenti bancari e richieste di tabulati telefonici che legano il caso di Garlasco a una presunta rete di corruzione. La novità più clamorosa riguarda l’avvocato Massimo Lovati: dopo aver dichiarato in tv di essere nullatenente, le indagini hanno svelato l’esistenza di ben otto conti correnti a lui intestati.

I carabinieri Sapone e Spoto “ai raggi X”

Al centro degli accertamenti ci sono l’ex comandante Silvio Sapone e il maresciallo Giuseppe Spoto, entrambi già parte del gruppo di militari che collaborava con il pm Venditti. Sebbene siano stati sentiti come testimoni, dalle carte emergono approfondimenti investigativi tipici di posizioni indagate. Sono state contestate loro delle telefonate con Andrea Sempio, avvenute a ridosso di un interrogatorio di quest’ultimo datato 8 febbraio 2017.

Le indagini si concentrano sulle loro finanze:

  • A Sapone risultano intestati quattro conti correnti, un portafoglio titoli da 100.000 euro, fondi di investimento per 73.000 euro e pagamenti mensili da circa 1.000 euro a un centro scommesse.
  • A Spoto sono riconducibili cinque conti, tra cui uno con un finanziamento estinto da 220.000 euro e un altro con un mutuo attivo da 110.000 euro.

Per entrambi, gli investigatori hanno chiesto di acquisire i tabulati telefonici degli ultimi sei anni, una misura eccezionale rispetto al limite standard di due anni.

Il maresciallo Scoppetta e la difesa

Le investigazioni toccano anche il maresciallo Antonio Scoppetta, già condannato per corruzione in un altro processo. Sebbene non sia ufficialmente indagato nel caso Poggi, gli inquirenti ne hanno chiesto l’audizione come testimone, creando un collegamento tra le inchieste. I suoi legali hanno prontamente diramato un comunicato per negare ogni coinvolgimento, precisando che l’unico intervento di Scoppetta fu accompagnare un tecnico per installare una microspia nell’auto di Sempio. Riguardo l’accusa di ludopatia e di aver speso 146.000 euro al gioco, la difesa sostiene che 100.000 euro fossero in realtà frutto di vincite documentabili.

Il colpo di scena: l’avvocato Massimo Lovati

La sorpresa maggiore arriva da Massimo Lovati, ex legale di Andrea Sempio. Il 17 ottobre scorso, davanti alle telecamere del programma Farwest, aveva dichiarato candidamente: “Non ho una lira in tasca, ho solo delle cartacce. Non ho manco un conto corrente”.
Le investigazioni della Procura di Brescia – rivela lo stesso quotidiano italiano – hanno però dipinto un quadro radicalmente diverso: a Lovati sono risultati intestati otto conti correnti. Tra questi figurano un conto senza alcun rapporto attivo, due senza movimenti anomali, un wallet online e una carta prepagata.

L’interesse degli inquirenti per i suoi conti nasce dopo che lo stesso Lovati ammise a Fabrizio Corona di aver ricevuto “in nero” una parte dei 43.000 euro che si sta cercando di tracciare sui conti della famiglia Sempio. Questa dichiarazione ha spinto la magistratura a scandagliare i suoi movimenti bancari tra il 2016 e il 2017.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Brescia, proseguono a ritmo serrato per dipanare la complessa matassa che lega figure chiave del passato a nuove ipotesi di reato, gettando un’ombra ancora più fitta su una delle vicende giudiziarie più seguite d’Italia.