Si arricchisce di nuovi dettagli l’inchiesta per corruzione legata al delitto di Garlasco. La Procura di Brescia ha iscritto nel registro degli indagati Giuseppe Sempio, padre di Andrea, il 37enne accusato dell’omicidio di Chiara Poggi. A portare a questo sviluppo sarebbero due elementi chiave: un appunto trovato su un’agenda e la testimonianza della stessa moglie di Sempio, che avrebbe confermato dettagli cruciali per l’accusa.
Secondo gli inquirenti, Giuseppe Sempio avrebbe pagato una somma tra i 20 e i 30 mila euro all’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, per assicurarsi l’archiviazione del fascicolo a carico del figlio. A provare il presunto patto corruttivo ci sarebbe un’annotazione su un’agenda con la scritta “Venditti gip archivia” e le cifre “20. 30.” riportate a penna. La svolta sarebbe arrivata con la testimonianza di Daniela Ferrari, moglie di Giuseppe Sempio. Sentita il 26 settembre, la donna avrebbe riconosciuto la grafia del marito su quell’appunto e avrebbe confermato che era lui a gestire le finanze di famiglia, avvalorando così l’ipotesi che potesse aver movimentato la somma di denaro.
L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto formale che permetterà ora ai magistrati di procedere con l’analisi dei dispositivi elettronici sequestrati. Lunedì prossimo, a Pinerolo, un consulente estrarrà una copia forense di cellulari, tablet e computer di Venditti, alla ricerca di chat, messaggi o fotografie che possano provare il reato.
La mossa della Procura ha scatenato la dura reazione della difesa di Venditti. Il suo legale, Domenico Aiello, ha criticato aspramente le decisioni degli inquirenti, accusandoli di non rispettare un precedente pronunciamento del Riesame e di aver sollevato il caso con due diverse segnalazioni al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. L’avvocato contesta inoltre alla radice l’intera indagine pavese su Andrea Sempio, sottolineando come la sentenza della Cassazione che ha condannato Alberto Stasi parli di un unico autore del delitto, suggerendo che le nuove indagini siano un’operazione mediatica più che un atto giudiziario.
La vicenda si sviluppa quindi su un doppio binario: da un lato l’inchiesta per corruzione a Brescia, dall’altro quella per omicidio a Pavia, entrambe al centro di una battaglia legale che ne mette in discussione le fondamenta.
 
								 
								


 
															








