Emilia-Romagna. Giornata mondiale contro l’AIDS tra luci e ombre: calano i contagi ma scatta lo stop alla profilassi ai non residenti

Nella giornata in cui tutto il mondo riflette sulla lotta all’HIV, l’Emilia-Romagna restituisce un’immagine a due facce della situazione sanitaria regionale. Se da un lato i dati epidemiologici diffusi ieri confermano un trend positivo con una costante diminuzione delle nuove diagnosi, dall’altro, proprio oggi primo dicembre, emergono preoccupanti segnalazioni riguardo a una possibile stretta sull’accesso alle terapie preventive per chi vive in regione senza avervi la residenza anagrafica.

Il nodo critico riguarda la PrEP, la profilassi pre-esposizione che permette di prevenire l’infezione. Secondo quanto segnalato da un utente dell’ospedale di Rimini, a breve il sistema sanitario potrebbe negare l’accesso gratuito a questo programma a chi non risulta residente in Emilia-Romagna. Una decisione che sembrerebbe dettata da problemi di budget, ma che rischia di avere pesanti ripercussioni sulla salute pubblica. Molti utenti, infatti, sono studenti fuori sede o lavoratori domiciliati in regione che, pur vivendo stabilmente sul territorio, si vedrebbero costretti a rivolgersi altrove. A questi si aggiungono coloro che scelgono le strutture emiliano-romagnole per motivi di privacy o per sopperire alle carenze dei servizi nei propri luoghi di origine.

Questa controversia si inserisce in un quadro statistico che, numeri alla mano, descrive un fenomeno in netto contenimento. Secondo il report regionale presentato ieri, nel 2024 sono state registrate 197 nuove diagnosi di HIV, un dato in calo rispetto alle 221 dell’anno precedente e che segna una diminuzione del 46,5% se confrontato con il 2006. L’incidenza si attesta ora a 4,4 casi ogni 100mila abitanti. Tuttavia, gli esperti invitano a non abbassare la guardia: il 53% delle scoperte di positività avviene ancora in fase tardiva, quando l’infezione è già avanzata.

L’analisi demografica evidenzia come il virus colpisca prevalentemente la fascia d’età tra i 20 e i 49 anni, con una maggiore incidenza tra gli uomini. La modalità di trasmissione sessuale resta la causa predominante, responsabile dell’87% dei nuovi casi, mentre i cittadini stranieri rappresentano circa un terzo del totale delle nuove diagnosi.

Sul fronte della prevenzione attiva, i numeri dei primi dieci mesi del 2025 testimoniano un impegno significativo: sono circa 3.600 le persone prese in carico dai centri regionali per la PrEP, con l’erogazione di oltre 10.500 confezioni di farmaci per una spesa di circa 275mila euro. Proprio per sostenere questi comportamenti virtuosi, la Regione ha lanciato la nuova campagna di sensibilizzazione “Piu’ facile farlo che dirlo”, realizzata in collaborazione con helpAids. L’iniziativa punta a promuovere l’uso del preservativo, l’accesso ai test gratuiti e la profilassi farmacologica attraverso incontri nelle università, nelle scuole e nei punti informativi sul territorio. Resta ora da capire come questa spinta alla prevenzione potrà conciliarsi con i preannunciati limiti di accesso per i non residenti.