Si chiama “operazione Grimm” ed è la risposta delle forze dell’ordine a un fenomeno che di fiabesco non ha nulla: il reclutamento sistematico di minorenni attraverso il web per compiere omicidi su commissione. Una vasta indagine coordinata dall’Europol ha portato, nelle ultime ore, all’arresto di circa duecento persone in diversi Paesi del Vecchio Continente, smantellando una rete che trasformava adolescenti e persino bambini in sicari.
Il blitz ha coinvolto le polizie di Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito. Gli inquirenti hanno portato alla luce un modello criminale definito “violenza a noleggio”, altamente sofisticato e strutturato come una vera azienda. Al vertice della piramide agivano gli istigatori, spesso residenti all’estero per rimanere nell’ombra, che ordinavano e finanziavano i delitti. Sotto di loro operavano i reclutatori, attivi 24 ore su 24 su piattaforme social come Telegram, Instagram, Discord e nelle chat di videogiochi popolari come Fortnite.
Il meccanismo di adescatamento utilizzava tecniche di marketing e la “gamification” del crimine: l’omicidio veniva presentato come una missione di gioco o una via rapida per ottenere denaro facile e status sociale. Le vittime di questo lavaggio del cervello erano quasi sempre minorenni, spesso appartenenti a fasce vulnerabili come le seconde generazioni di immigrati o giovani ospiti di case-famiglia, considerati pedine sacrificabili e invisibili alle forze dell’ordine perché privi di precedenti. Un esempio emblematico emerso dalle indagini riguarda un bambino svedese di appena undici anni, intercettato mentre concordava con un “mentore” diciannovenne l’esecuzione di un omicidio in cambio di 14mila dollari.
L’operazione ha permesso di sventare decine di delitti già pianificati. Parallelamente a questa emergenza, a livello internazionale si registrano le prime contromisure legislative drastiche per arginare i pericoli della rete. Proprio nella giornata di ieri, martedì, l’Australia è diventata il primo Paese al mondo a vietare l’accesso ai social media ai minori di 16 anni, bloccando piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube per proteggere le nuove generazioni dalle distorsioni del mondo digitale.












