Cronaca. Fabbrica del falso a Rimini, “soldi e società a San Marino”: in corso il maxi processo alla contraffazione

Flussi di denaro verso San Marino, società di comodo e un giro d’affari milionario. Sono questi alcuni degli elementi al centro di un processo in corso a Rimini contro una presunta rete criminale specializzata nella contraffazione di abbigliamento di lusso. I più grandi marchi della moda, da Gucci a Supreme, si sono costituiti parte civile per tutelare la propria immagine.

L’indagine, condotta nel 2019 dalla Guardia di Finanza, aveva ricostruito quello che l’accusa ritiene essere un sistema di produzione industriale parallelo. Una quindicina di persone, tra imprenditori e tecnici, e tre società sono imputate per aver organizzato la falsificazione e la commercializzazione di capi e accessori di brand come Balenciaga, Nike e Adidas.

Secondo le Fiamme Gialle, una parte fondamentale del meccanismo criminale prevedeva il trasferimento dei proventi illeciti oltre confine. Il denaro sarebbe confluito nella Repubblica di San Marino, dove venivano create società e registrati marchi per dare una parvenza di legalità all’operazione. Questa strategia, secondo gli inquirenti, aveva lo scopo di riciclare i guadagni e ostacolare la tracciabilità dei fondi.

Gli imputati, che devono rispondere a vario titolo di contraffazione, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio, respingono ogni accusa. I loro difensori, tra cui gli avvocati Piero Venturi, Stefano Brandina e Filippo Cocco, sostengono che non sussistano i presupposti per un processo penale, chiedendo che la vicenda venga ricondotta a una disputa di carattere civile.

Il dibattimento prosegue davanti al tribunale collegiale riminese. La prossima udienza è stata fissata per il 6 novembre, quando verranno ascoltati nuovi testimoni per fare ulteriore luce sulla complessa vicenda.