Quasi vent’anni dopo il brutale omicidio di Chiara Poggi, il piccolo paese di Garlasco torna a tremare sotto i riflettori di un’indagine che mescola sangue, soldi e sospetti di corruzione. Ieri e oggi, i media italiani hanno scandagliato rivelazioni choc che puntano dritti al cuore del processo contro Alberto Stasi, l’ex fidanzato condannato a 16 anni, ma ora al centro di un turbine di dubbi e accuse. Al centro di tutto, l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, indagato per corruzione in atti giudiziari, e un “pizzino” ritrovato che potrebbe ribaltare le certezze del passato.
Le ultime ore hanno portato alla luce intercettazioni del 2017 tra Giuseppe Sempio, padre di Andrea Sempio – l’uomo inizialmente indagato per lo stupro e l’omicidio di Chiara – e la moglie. In una conversazione captata dai carabinieri, si parla di “soldi che servono per pagamenti non tracciabili”, un dialogo che puzza di accordi sottobanco per influenzare l’archiviazione del caso contro il figlio. La Guardia di Finanza ha già avviato accertamenti bancari sui conti correnti del giudice per le indagini preliminari (gip) che chiuse l’inchiesta su Sempio, mentre la Procura di Brescia indaga su un’ipotesi di corruzione che lega Venditti a presunti versamenti per “ammorbidire” le prove.
Ma il colpo di scena arriva da un nuovo “pizzino” (nella foto sopra), un bigliettino scarabocchiato trovato in casa Sempio, che stasera sarà al centro della puntata di Quarto Grado su Retequattro. Secondo le anticipazioni, il foglietto elenca cifre e nomi che potrebbero collegare la famiglia a pressioni sui pubblici ministeri, inclusi dubbi sulle auto coinvolte nel delitto. “Un’indagine chiusa che doveva rimanere chiusa”, ha tuonato l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Sempio, in un’intervista che ha fatto il giro dei social e dei talk show, alimentando il circo mediatico intorno al caso. Lovati, che ha già dichiarato di temere di essere “scaricato” dai suoi assistiti, ha insistito sull’ipotesi di un sicario pagato per coprire “segreti inconfessabili” nella vita di Chiara, forse legati a presunti ambienti pedofili nel paese.
Non solo ombre finanziarie: la Procura ha ordinato nuovi accertamenti sulla fabbrica di suole delle scarpe, dove fu trovata l’impronta del killer – una taglia 42 che non combacia con le Frau possedute da Stasi. La trasmissione Ore 14 ha rivelato “dubbi sulla mezza taglia e sul modello”, con esperti che sottolineano la differenza tra suola e scarpa vera e propria. La difesa di Stasi ribatte: “L’imputato non aveva mai quelle scarpe”, aprendo a scenari di manomissione o depistaggio. Intanto, un altro ex pm di Pavia, Paolo Mazza, è finito sotto inchiesta per peculato e corruzione, accusato di aver usato fondi pubblici per acquisti sospetti legati al caso.
L’udienza al Tribunale del Riesame di Brescia è fissata per martedì 14 ottobre: Venditti, 72 anni, chiede l’annullamento della perquisizione del 26 settembre, mentre il pg di Milano bolla l’ipotesi Sempio come “priva di ogni razionalità e indizi irrilevanti”. Eppure, le intercettazioni originali tra Andrea Sempio e i genitori – ora in mano agli inquirenti – parlano di “tranquillità” sulle domande dei magistrati, come se l’esito fosse già scontato.Garlasco è un vulcano di polemiche: sui social, il dibattito infuria tra chi grida all’innocenza di Stasi e chi accusa la magistratura di “promozioni in vista” per errori passati, paragonando il caso a quello di Bossetti. Le famiglie delle vittime, i Poggi in primis, vivono un calvario mediatico che ferisce più delle ferite aperte. Chiara, uccisa a martellate nella sua villetta il 13 agosto 2007, meritava giustizia, non questo spettacolo. Ma le novità di questi giorni urlano una verità: il caso non è chiuso, e i segreti di Garlasco potrebbero ancora sanguinare.
Mentre la Procura di Pavia e Brescia si scontrano in un duello di carte e ombre, una domanda resta sospesa: chi ha davvero pagato per il silenzio? La risposta, forse, arriverà dal Riesame – o da un altro pizzino nascosto nell’armadio di qualcuno.