L’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi segna un punto di svolta tecnica che va oltre la semplice compatibilità genetica già emersa nelle scorse settimane. Il focus degli inquirenti si sposta ora sul peso specifico che la traccia biologica, isolata sotto le unghie della vittima, assumerà in sede processuale. A fare la differenza è il passaggio dalla consulenza di parte alla perizia super partes richiesta dal Giudice per le indagini preliminari: le conclusioni della dottoressa Denise Albani cristallizzano il dato probatorio, rendendolo un elemento non più discutibile nella sua esistenza, ma solo nella sua interpretazione.
Il nodo centrale non è l’identificazione univoca di Andrea Sempio, bensì il contesto. Scientificamente, il materiale reperito corrisponde all’aplotipo Y, una marcatura che individua la linea maschile di una famiglia e non il singolo individuo; in teoria, quel Dna potrebbe appartenere anche a parenti dell’indagato. Tuttavia, la valenza indiziaria cambia radicalmente rispetto a casi in cui si cerca un ignoto (come avvenne per l’inchiesta su Yara Gambirasio): in questo scenario, l’indagato è una persona che ha ammesso di frequentare casa Poggi. La presenza di una firma genetica del suo nucleo familiare sul corpo della vittima restringe il campo delle possibilità, trasformando un dato biologico parziale in un indizio grave.
La battaglia legale si sposterà verosimilmente sulla giustificazione di quella presenza. La difesa potrebbe invocare il trasferimento accidentale di materiale organico, ipotizzando l’uso promiscuo di oggetti comuni, come la tastiera del computer di Chiara. Tuttavia, questa tesi difensiva dovrà superare il vaglio dei giudici con prove concrete sulla “trasferibilità”. A sfavore di questa ipotesi gioca il confronto con la posizione di Alberto Stasi: le ricostruzioni hanno accertato che l’ex fidanzato utilizzò il pc della vittima la sera precedente il delitto, eppure non furono rinvenute sue tracce biologiche sotto le unghie della ragazza. Sarà dunque necessario dimostrare scientificamente come e perché il Dna di Sempio sia finito proprio lì, escludendo l’aggressione.













