Cronaca. Imola, maxi sequestro di gadget sportivi e griffe taroccate: due denunce e 4mila pezzi ritirati

Vasta operazione a tutela del mercato condotta dalla Guardia di Finanza di Bologna, che ha portato al sequestro di circa quattromila articoli tra merce contraffatta e prodotti non sicuri. I militari della Compagnia di Imola hanno eseguito due distinti interventi, impedendo la vendita di beni che avrebbero fruttato un profitto illecito stimato in circa 22mila euro. Nel mirino delle Fiamme Gialle sono finiti sia l’elettronica e la bigiotteria prive delle certificazioni di legge, sia riproduzioni abusive di marchi sportivi e dell’alta moda.

Il primo intervento ha riguardato un esercizio commerciale situato nel Nuovo Circondario Imolese e gestito da un imprenditore di nazionalità cinese. Durante l’ispezione, i finanzieri hanno individuato e sottoposto a sequestro amministrativo numerosi prodotti privi delle indicazioni minime sulla composizione e sulla presenza di eventuali sostanze nocive, requisiti indispensabili per la tutela della salute dei consumatori secondo le normative nazionali ed europee. Per queste violazioni al Codice del Consumo, il titolare dell’attività è stato segnalato alla Camera di Commercio di Bologna.

Ben più grave la posizione di due venditori ambulanti italiani, attivi nel Bolognese, protagonisti del secondo filone dell’indagine. I due commercializzavano cancelleria, abbigliamento e accessori per cani che riportavano, senza alcuna autorizzazione, i loghi di celebri società sportive come il Bologna Calcio, il Napoli e la Virtus Pallacanestro, oltre a pattern distintivi di case di moda come Louis Vuitton e Burberry. Dopo il primo sequestro penale della merce, i militari hanno esteso i controlli all’abitazione di uno degli indagati, rinvenendo bobine di stoffa utilizzate per confezionare i falsi.

I due ambulanti sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Bologna con l’accusa di contraffazione, alterazione o uso di marchi e brevetti. Un reato che, come sottolineato dagli inquirenti, prevede pene severe: la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa che può variare dai 2.500 fino ai 25.000 euro. L’operazione ha permesso di bloccare una filiera del falso che, oltre a danneggiare l’economia legale, ingannava gli acquirenti sulla qualità e provenienza dei prodotti.