Cronaca. L’Aquila, abusi sessuali su 12enne e video online: 3 arresti

Avrebbero abusato sessualmente di una 12enne e le violenze sarebbero state riprese in alcuni video, postati su social network e usati per ricattare la vittima. Tre ragazzi, due dei quali minorenni, sono stati per questo arrestati in provincia dell’Aquila.

Un 18enne, unico maggiorenne del gruppo, è stato portato nella Casa di reclusione di Sulmona, in provincia dell’Aquila, mentre un 14enne e 17enne sono finiti all’Istituto penitenziario minorile a Casal del Marmo a Roma. I tre sono accusati, a vario titolo, di violenza sessuale aggravata e di gruppo e atti sessuali con minori di 14 anni, atti persecutori, diffusione e produzione di materiale pedopornografico. Per i giudici rincorrono gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati.

Sui cellulari dei giovani sarebbero stati trovati dei video che il perito avrebbe recuperato dai dispositivi elettronici e digitali, in uso ai giovani, sequestrati settimane fa. La diffusione di materiale pedopornografico usato come ricatto, ha portato la Procura distrettuale antimafia dell’Aquila ad aprire il fascicolo.

Le violenze iniziate nel 2023

Le violenze dei tre giovani, tutti stranieri, sarebbero cominciate nel 2023 quando la vittima sarebbe stata abusata e poi ripresa in un video da un 17enne. Da lì sarebbe scattato il ricatto. La scorsa estate il video è finito sui telefonini di altri e la giovanissima ha denunciato gli abusi. Nel corso della perizia tecnica effettuata sui telefonini sequestrati ai giovani, sarebbero spuntati tre video di violenza condivisi su Instagram e due storie. L’indagine dei carabinieri è stata estesa anche alla verifica dei dispositivi in cui i video della violenza alla minorenne è stato inviato, visualizzato e ulteriormente condiviso.

Ad arrestare il 18enne e gli altri due minorenni sono stati i carabinieri di Sulmona. Gli arrestati sono stati rintracciati nelle rispettive abitazioni dai militari guidati da Toni Di Giosia, in diverse località confinanti con il capoluogo peligno. Le misure cautelari detentive sono state disposte dai Giudici per le indagini preliminari del Tribunale dell’Aquila e del Tribunale per i minorenni del capoluogo, sulla base dei gravi indizi di colpevolezza raccolti dai militari dell’Arma nella fase delle indagini, coordinata dalle Procure della Repubblica, ordinaria e minorile, dell’Aquila.

L’indagine ha avuto avvio sul finire del mese di agosto, quando la vittima 12enne, difesa dall’avvocato Maria Grazia Lepore, ha trovato il coraggio di rivolgersi al numero telefonico 114, dedicato all’emergenza infanzia e ha raccontato di essere stata costretta a subire abusi sessuali, anche di gruppo, sotto reiterate minacce di morte e di divulgare, tramite social network, un video dal contenuto sessualmente esplicito che la ritraeva, realizzato a sua insaputa da uno degli indagati. L’attività d’indagine ha permesso di raccogliere importanti riscontri investigativi che hanno portato all’identificazione degli arrestati, difesi dagli avvocati Alessandro Margiotta e Alessandro Scelli. Gli inquirenti hanno ricostruito l’intera vicenda, protrattasi per anni.

Procuratore su 12enne violentata: “Vicenda in cui perdono tutti”

“Qui il problema è soprattutto culturale e comportamentale. La Giustizia penale non può essere l’unico approccio”, ha dichiarato a LaPresse il procuratore capo del Tribunale di Sulmona, Luciano D’Angelo. “Una storia che semina solo dolore ed è triste anche da un punto di vista culturale – ha aggiunto il procuratore capo -. È una vicenda in cui tutti perdono”. Per due anni, la minorenne sarebbe stata abusata. “In questa vicenda l’aspetto giudiziario è secondario rispetto a quello culturale e, in ogni caso, non c’è nulla da gioire: non abbiamo catturato un pericoloso assassino, ma individuato due minorenni e un appena maggiorenne”, ha sottolineato D’Angelo.

“È una vicenda in cui tutti perdono – ha aggiunto il magistrato – Non sono mai soddisfatto quando qualcuno finisce in carcere, figuriamoci quando si tratta di minorenni. Non so neppure se le parti in causa, all’epoca dei fatti, si siano rese conto del disvalore delle loro azioni”.

LaPresse