Cronaca. Mia Moglie, ci sono i primi indagati: a gestire il gruppo un uomo e una donna

 

Non sarebbe stato gestito esclusivamente da uomini il gruppo Facebook “Mia Moglie”. Secondo quanto emerso dalle indagini della Polizia Postale sui dispositivi sequestrati, tra gli amministratori della pagina ci sarebbe anche una donna. Un elemento che introduce una nuova complessità in un’inchiesta già delicata, senza tuttavia ridimensionare la natura profondamente violenta e misogina del fenomeno.

Come riportato da Repubblica, i due gestori principali – un uomo e una donna – avrebbero operato utilizzando telefoni e schede SIM intestati a terzi, per rendere più difficile l’identificazione. Il loro compito non si limitava alla gestione tecnica: moderavano i contenuti, selezionavano le pubblicazioni e incentivavano la partecipazione degli iscritti, contribuendo attivamente alla circolazione di immagini a sfondo sessuale di donne ignare.

La scoperta che tra gli amministratori ci fosse anche una donna ha aggiunto un tassello alla narrazione, eppure il gruppo rimane un covo misogino. Questo dato non attenua la gravità dei fatti, ma pone interrogativi sulle dinamiche interne di queste piattaforme: la violenza di genere online può essere alimentata anche da meccanismi trasversali, in cui stereotipi e modelli culturali vengono interiorizzati e riprodotti, indipendentemente dal genere di chi li sostiene.

La storia del gruppo Mia Moglie: le prime indagini e la chiusura
Tutto inizia ad agosto 2025 quando Carolina Capria denuncia un gruppo Facebook con oltre 32.000 iscritti. All’interno si scoprono immagini e video intimi di donne riprese in contesti quotidiani. In molti casi si tratta di immagini caricate da partner o ex, senza alcuna autorizzazione delle persone ritratte.

Il gruppo Facebook “Mia moglie” è stato chiuso il 20 agosto dopo essere stato sommerso da un’ondata di segnalazioni da parte degli utenti. La decisione è arrivata direttamente da Meta, la società proprietaria della piattaforma, che ha confermato l’intervento attraverso una nota ufficiale. “Abbiamo rimosso il gruppo Facebook “Mia Moglie” per violazione delle nostre policy contro lo sfruttamento sessuale di adulti”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda.

Nel comunicato Meta ha inoltre precisato che, in presenza di contenuti che possano configurare reati gravi, come l’incitamento allo stupro o la diffusione di materiale intimo senza consenso, la piattaforma può procedere non solo alla disattivazione di gruppi e account, ma anche alla collaborazione diretta con le forze dell’ordine, fornendo le informazioni necessarie per le indagini.

L’inchiesta sul gruppo Facebook: un sistema di abuso e diffusione di materiale intimo
La Procura di Roma ha avviato un’inchiesta per revenge porn in merito al gruppo social “Mia Moglie”. La norma punisce chi diffonde contenuti intimi senza consenso, anche in assenza di un rapporto sentimentale pregresso, riconoscendo il danno profondo arrecato alla dignità e alla vita privata delle vittime.

“Mia Moglie” infatti non era un semplice incubatore di immagini, ma un sistema strutturato che promuoveva una cultura del possesso. Le pubblicazioni erano accompagnate da commenti volgari, fantasie sessuali e linguaggi denigratori che trasformavano il corpo femminile in oggetto di consumo collettivo. Questo meccanismo creava una rete di complicità tra gli utenti, rafforzando l’idea della partner come proprietà da esibire e controllare.

Parallelamente al gruppo Facebook, era operativo anche un canale Telegram collegato, dove circolavano versioni ancora più esplicite del materiale, contribuendo a un’ulteriore amplificazione virale. Sebbene il gruppo su Facebook sia stato chiuso alla fine di agosto, le indagini stanno proseguendo per identificare altri utenti coinvolti e ricostruire l’intera filiera di diffusione.

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