Le tempeste di neve e una valanga sulle vette himalayane del Nepal hanno ucciso diversi alpinisti italiani. Lo affermano le autorità. I decessi si sono verificati in due incidenti separati. Nel primo, avvenuto il 31 ottobre durante il tentativo di scalata del monte Panbari, alto 6.887 metri, sono morti Alessandro Caputo e Stefano Farronato. Nel secondo, avvenuto il 3 novembre, una valanga ha colpito un gruppo di 12 persone al campo base del picco Yalung Ri, alto 5.630 metri, nel Nepal centrale. Sette persone sono morte nel disastro, tra cui tre italiani: uno è Paolo Cocco, fotografo abruzzese, di cui è stato ritrovato il corpo. Secondo quanto sostiene The Himalayan Times, sono morti anche Marco Di Marcello e Markus Kirchler, “insieme all’alpinista tedesco Jakob Schreiber, al trekker francese Christian Andre Manfredi e alle guide alpine nepalesi Padam Tamang e Mere Karki”. Va però precisato che il segnale del radiosatellitare in possesso a Di Marcello, continua ad aggiornarsi costantemente ogni quattro ore. L’ultima rilevazione, quella delle 16:44, mostra la posizione del 37enne a una distanza di circa 200 metri in quota dall’ultimo segnale. Stando ai dati forniti dalla famiglia, dunque, Di Marcello potrebbe essere ancora in vita e in cammino quando, però, si avvicina la seconda notte dal momento in cui sono cominciate le sue ricerche.
L’incidente sul Panbari
I corpi di Farronato, 45 anni, di Bassano del Grappa, e Caputo, 28 anni, milanese, sono stati avvistati nei pressi del Campo 1 dai soccorritori in volo. Farronato, di professione arboricoltore, era titolare e ideatore di Aforest, azienda specializzata in arboricoltura con sede a Cassola, in provincia di Vicenza. Veterano della montagna, aveva portato a termine molte spedizioni, anche nei luoghi più inospitali della terra, non solo in Nepal ma in Patagonia, Ecuador, Alaska, Islanda, Groenlandia, Svalbard, Pamir e Mongolia. Assieme a Caputo e a Valter Perlino, alpinista originario di Pinerolo, era partito il 7 ottobre per il progetto “Panbari Q7”, la sua 18esima spedizione. Caputo, invece, era uno studente di Giurisprudenza a Milano e maestro di sci a Sankt Moritz, in Svizzera.
L’incidente sul Yalung Ri
A raccontare quanto accaduto al campo base del picco Yalung Ri (alto 5.630 metri) è stato Phurba Tenjing Sherpa, organizzatore della spedizione “Dreamers Destination”. Lo sherpa ha affermato di aver visto “tutti e sette i corpi”, tra cui quelli di due italiani, dopo la valanga. Uno dei due connazionali che hanno perso la vita è Cocco, che stava tentando la scalata al Dolma Khang e che, al momento della valanga, si trovava vicino al campo base dello Yalung Ri. Ad annunciarlo all’Ansa è Antonio Tavani, il sindaco di Fara San Martino, il comune dove Cocco era stato anche vicesindaco. La notizia è già stata comunicata anche ai familiari del ragazzo.
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