Cronaca. Pennabilli, il Tribunale archivia le accuse di diffamazione: legittima la critica politica contro il Sindaco

Si chiude con un pieno proscioglimento la battaglia legale che ha visto contrapposti il Sindaco di Pennabilli e il gruppo consiliare di minoranza Orizzonte Comune. Il Giudice, applicando l’articolo 129 del codice di procedura penale, ha stabilito l’insussistenza del reato di diffamazione, ribaltando l’orientamento della Procura che aveva inizialmente ipotizzato un decreto penale di condanna. La sentenza non tutela solo i rappresentanti dell’opposizione, ma estende i suoi effetti anche ai cittadini che erano stati trascinati in tribunale per aver semplicemente condiviso sui social network i contenuti contestati dal primo cittadino.

Al centro della disputa giudiziaria vi era un episodio avvenuto nel luglio scorso presso la casa di riposo locale. La ricostruzione dei fatti, confermata in sede giudiziale, vede il Sindaco intervenire personalmente all’interno della struttura per sedare la protesta di un’ospite. L’anziana donna si era opposta con fermezza alle nuove disposizioni della società Valseco, che gestisce la residenza, inerenti l’obbligo di consumare i pasti esclusivamente in mensa anziché nelle stanze private. In quell’occasione, il primo cittadino avrebbe intimato all’ospite di adeguarsi al regolamento interno, prospettando come unica alternativa l’allontanamento dalla struttura. Tale condotta era stata duramente stigmatizzata da Orizzonte Comune con un post su Facebook in cui il Sindaco veniva descritto come un soggetto forte con i deboli e debole con i forti.

La decisione del magistrato poggia su pilastri giuridici precisi: il post incriminato non ha leso l’onore del primo cittadino poiché si limitava a riportare un evento realmente accaduto con l’obiettivo di informare la collettività. Secondo la sentenza, i toni utilizzati sono stati giudicati proporzionati e rispettosi, rispettando i criteri di veridicità del fatto e continenza espressiva. In sostanza, il tribunale ha riconosciuto in quelle parole la piena espressione del diritto di critica politica e del pubblico interesse, sollevando da ogni responsabilità gli indagati difesi dai legali Maurizio e Martina Ghinelli, Martina Crociani e Marco Fusaroli.

Dopo la lettura del provvedimento, gli esponenti di Orizzonte Comune hanno ribadito la loro posizione, sottolineando come la denuncia pubblica fosse necessaria per tutelare la dignità di persone fragili e indifese, spesso ultraottantenni, trattate in modo inopportuno per aver manifestato il proprio dissenso. La minoranza ha inoltre espresso preoccupazione per l’uso dello strumento legale da parte delle istituzioni: la tesi sostenuta è che simili querele possano fungere da deterrente per la libera informazione e il confronto democratico, intimidendo cittadini e stampa nonostante la solida giurisprudenza che protegge il diritto costituzionale alla critica.