Si è aperto ieri, davanti alla Corte d’Assise di Pesaro, il procedimento giudiziario a carico di Ezio Di Levrano, il cinquantacinquenne accusato di aver tolto la vita alla moglie Ana Cristina Duarte Correia. I fatti risalgono alla notte tra il 6 e il 7 settembre 2024 e si svolsero all’interno delle mura domestiche a Saltara di Colli al Metauro. Durante questa prima udienza, l’uomo ha scelto di prendere la parola per rilasciare alcune dichiarazioni spontanee, rivolgendosi direttamente alla memoria della coniuge e ai propri figli.
Nel suo intervento in aula, Di Levrano ha espresso il proprio dispiacere per la tragedia consumatasi, formulando scuse rivolte ai familiari. L’imputato ha sostenuto davanti ai giudici che l’evento mortale sarebbe stato involontario e che non avrebbe mai dovuto verificarsi. Una posizione che contrasta con la gravità delle accuse mosse nei suoi confronti: l’uomo deve infatti rispondere di omicidio volontario con diverse aggravanti, tra le quali figurano i futili motivi, la crudeltà, il vincolo coniugale e i pregressi maltrattamenti.
La ricostruzione investigativa descrive una dinamica violenta e repentina. La vittima, una donna di 38 anni di origini brasiliane, fu raggiunta da otto colpi inferti con un coltello a serramanico che le causarono lesioni fatali alla schiena, all’addome, a una coscia e a un braccio. Secondo quanto emerso dalle indagini, all’aggressione avrebbero assistito i tre figli della coppia, all’epoca dei fatti minorenni, che si trovavano nell’abitazione al momento del delitto.
L’imputato, attualmente detenuto presso il carcere di Villa Fastiggi e difeso dall’avvocato Salvatore Asole, è stato scortato in tribunale dalla polizia penitenziaria. La vicenda scosse profondamente l’opinione pubblica locale: all’epoca, l’intervento dei soccorritori non riuscì a salvare la donna, deceduta poco dopo a causa delle ferite riportate, mentre i Carabinieri procedettero all’arresto immediato del marito e al sequestro dell’arma utilizzata. Il processo dovrà ora accertare le responsabilità definitive al di là delle dichiarazioni di pentimento rese in apertura del dibattimento.












