Cronaca. Cervia, dramma sfiorato in idromassaggio: albergatori e manutentore a processo con l’accusa di lesioni a bimbo di otto anni

Un episodio che ha sfiorato la tragedia in una vasca idromassaggio di un hotel familiare ha portato in aula tre imputati, sollevando interrogativi su responsabilità e sicurezza in contesti ricettivi, dove un semplice svago estivo per un bambino milanese si è trasformato in un incubo di secondi contati.

Il dibattimento, in corso davanti al giudice Roberta Bailetti, ruota attorno alle ferite riportate da un bimbo di otto anni nell’estate 2022 a Pinarella di Cervia: il piccolo rimase intrappolato con il braccio nel bocchettone di aspirazione della piscina, con la testa sommersa per minuti in un effetto ventosa che lo portò a un soffocamento grave, richiedendo 30 giorni di prognosi e un ricovero d’urgenza all’ospedale di Bologna. I genitori, assistiti dall’avvocato Laura Severgnini, hanno accettato un risarcimento e ritirato la querela, ma il sostituto procuratore Silvia Ziniti ha insistito ieri in udienza che il reato di lesioni colpose aggravate non si estingue, trattandosi di un ambiente di lavoro soggetto a norme stringenti.

A giudizio finiscono i due gestori cesenati della struttura ricettiva e il titolare della ditta esterna incaricata della manutenzione delle piscine, difesi rispettivamente dagli avvocati Fabrizio Briganti e Vittorio Manes. L’accusa, supportata da una perizia della Procura, punta su omissioni gravi: assenza di griglia protettiva sul bocchettone, mancanza di un interruttore di emergenza per l’impianto idromassaggio, assenza di regolamenti che imponessero la sorveglianza adulta e di cartelli d’avvertimento sui rischi di intrappolamento. Non solo: ispezioni periodiche saltuarie, un documento di valutazione dei rischi obsoleto e l’affidamento della manutenzione a una società priva di expertise specifica hanno contribuito, secondo gli inquirenti, a un contesto vulnerabile.

L’incidente del 29 luglio 2022 si consumò in un attimo, sotto gli occhi dei genitori distratti tra il figlio minore nella vasca bassa e la figlia maggiore in quella profonda. Il disperato tentativo di liberarlo coinvolse ospiti e staff, che arrivarono a svuotare manualmente l’acqua, fino all’intervento provvidenziale di un cuoco che sfruttò la pausa automatica del timer per ruotare delicatamente il braccio e disincastrarlo. La madre, operatrice sanitaria, avviò la rianimazione sul posto, mentre la piscina veniva sequestrata per le indagini.

Con il giudice che ha concesso alle difese tempo fino a metà dicembre per depositare memorie, il processo potrebbe entrare nel merito con l’audizione di consulenti e testimoni, esplorando se le regole sulla sicurezza sul lavoro si applichino pienamente a “non lavoratori” come un ospite minore. Questa vicenda, emblema di lacune nascoste nel turismo balneare, potrebbe spingere a riforme più severe per prevenire che un divertimento innocuo diventi un pericolo latente, tutelando soprattutto i più piccoli in spazi condivisi.