Il Tribunale di Ravenna ha disposto una perizia tecnica per stabilire l’autenticità di tre opere attribuite al pittore Nino Caffè, al centro di un processo per truffa e contraffazione. La decisione è stata presa ieri dal giudice Cosimo Pedullà, dopo aver ascoltato la difesa del 77enne imputato, il quale ha sostenuto la genuinità dei dipinti ma ha introdotto nuovi dubbi sulla vicenda.
Durante l’udienza, l’uomo ha accettato di sottoporsi all’esame, respingendo le accuse. Ha dichiarato che le tre opere in questione, intitolate “Pretini tra le nuvole”, “Suorine con cane” e “Pretini spaventati”, sono autentiche e corredate da firme e certificazioni. A sorpresa, ha però lasciato intendere che i quadri in suo possesso potrebbero non essere gli stessi che ha venduto all’acquirente, un uomo di 52 anni che si è costituito parte civile nel processo.
La versione dell’imputato, difeso dall’avvocato Valeria Marsano, contrasta nettamente con le conclusioni del consulente della Procura, secondo cui le tavole sono dei falsi. La complessa vicenda giudiziaria ha origine nel 2021, quando il 52enne acquistò i tre dipinti per 750 euro tramite un annuncio su eBay, convinto di aver fatto un affare. Quando tentò di rivenderli a una casa d’aste, questa ne contestò l’autenticità e lo denunciò per ricettazione. L’acquirente ha quindi a sua volta querelato il venditore, dando il via al procedimento attuale.
Oltre all’acquirente, rappresentato dall’avvocato Giacomo Scudellari, si è costituita parte civile anche l’Associazione Archivio Nino Caffè, a tutela della memoria dell’artista scomparso nel 1975.
Data la divergenza tra le parti, il giudice ha ritenuto necessario l’intervento di un esperto d’arte indipendente. L’incarico per la perizia verrà conferito a gennaio, data a cui il processo è stato rinviato. Il parere del tecnico sarà con ogni probabilità decisivo per chiarire se i celebri “pretini” e le “suorine” al centro del caso siano opera di Nino Caffè o di un abile imitatore.












