Cronaca. Ravenna, sparatoria alla cava Manzona: ex protettore imputato per tentato omicidio. Si va verso il patteggiamento

Una raffica di sei colpi esplosi a bruciapelo, una giovane donna miracolata dalla sorte e una cava isolata trasformata, per un pomeriggio, in scena di guerra. A Ravenna torna alla ribalta il caso del tentato omicidio avvenuto il 19 maggio 2024 alla cava Manzona Vecchia, lungo la Statale 16, episodio che aveva scosso profondamente l’area dell’Adriatica.

Sul banco degli imputati c’è Yulian Tanin Dimitrov, 33 anni, bulgaro residente a Viserba, accusato di aver premuto il grilletto contro una connazionale nel contesto di una faida legata al mondo della prostituzione. Secondo la ricostruzione investigativa, dall’arma sarebbero partiti sei proiettili, nessuno dei quali ha però colpito in modo fatale la vittima.

Nell’udienza preliminare, davanti al giudice Corrado Schiaretti, la difesa di Dimitrov – rappresentata dall’avvocato Riccardo Luzi – ha proposto un patteggiamento: cinque anni di reclusione, pena che verrebbe subordinata al risarcimento nei confronti della donna.

Ad affiancare l’uomo nel fascicolo processuale c’è anche l’ex moglie, 36 anni, accusata di favoreggiamento. In un primo momento avrebbe tentato di offrire un alibi al marito, salvo poi ritrattare le dichiarazioni rese agli inquirenti. La sua posizione è ora oggetto di valutazione giudiziaria.

La prossima udienza, fissata per metà novembre, sarà decisiva per definire il quadro delle responsabilità e le eventuali condanne. Il tentato omicidio della cava Manzona resta una ferita aperta nella cronaca ravennate: un episodio che ha messo a nudo la violenza di un sottobosco criminale che continua a insinuarsi nell’Adriatica.