Cronaca. Riccione, bicchiere spezzato in volto durante una lite: condanna definitiva, il 57enne va in carcere

Finisce definitivamente dietro le sbarre l’uomo che quattro anni fa trasformò una banale discussione in un violento atto di sangue al Caffè del Porto. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per un 57enne originario di Foggia, riconoscendone la responsabilità nell’aggressione che nel maggio 2021 costò a un suo conoscente – un 56enne noto in città come “mago” – un profondo taglio al volto lungo oltre venti centimetri.

Era il pomeriggio del 14 maggio 2021 quando, seduti ai tavolini del locale affacciato sul porto di Riccione, i due uomini iniziarono a parlare di argomenti di poco conto. Poi, qualcosa cambiò. Dalle parole si passò agli insulti e, secondo la ricostruzione dei carabinieri, anche a uno sputo e a una minaccia di “maleficio” pronunciata dalla vittima. L’amico, accecato dall’ira, afferrò il bicchiere che aveva davanti, lo spaccò e colpì il rivale alla testa, quindi lo raggiunse di nuovo al volto con lo stelo del calice, provocandogli una ferita profonda che richiese un intervento chirurgico.

L’aggressore, difeso dagli avvocati Nunzia Barzan e Marlon Lepera, fu arrestato poco dopo mentre faceva la spesa in un supermercato, come se nulla fosse accaduto. In primo grado il giudice per l’udienza preliminare di Rimini, Raffaella Ceccarelli, lo condannò a cinque anni e quattro mesi di carcere per lesioni gravissime e deformazione permanente del viso. La Corte d’Appello, rivedendo l’impianto della sentenza, escluse l’aggravante dello sfregio e riconobbe le attenuanti generiche, riducendo la pena a tre anni e mezzo.

Con la decisione depositata in questi giorni, la Cassazione ha confermato la condanna, rinviando soltanto la parte relativa alle pene accessorie a una diversa sezione della Corte d’Appello. Poiché si tratta di un reato ostativo, l’uomo dovrà ora scontare la pena in carcere.

All’epoca dei fatti, l’allora questore di Rimini, Francesco De Cicco, gli impose anche un Daspo urbano di due anni, vietandogli l’accesso a bar e locali pubblici della provincia.

Una vicenda nata da un alterco di poco conto e finita con una condanna pesante, che oggi chiude definitivamente i conti con la giustizia.