Nel cuore di Rimini, dove la vita quotidiana si intreccia con storie di dolore e ricerca di giustizia, si riaccendono i riflettori su un caso che ha scosso la comunità quasi due anni fa. Era la sera del 3 ottobre 2023 quando Pierina Paganelli, una donna di 78 anni, venne uccisa con 29 coltellate nel garage sotterraneo del suo condominio in via del Ciclamino 31. Oggi, in Corte d’Assise, prende il via il processo contro l’unico imputato, Louis Dassilva, 35enne originario del Senegal, legato da una relazione extraconiugale alla nuora della vittima.

Secondo le indagini condotte dalla squadra mobile e coordinate dal pm Daniele Paci, Dassilva avrebbe pianificato l’agguato sapendo che l’anziana si sarebbe recata da sola a un’adunanza dei Testimoni di Geova. Al suo rientro, in un’area buia priva di illuminazione, le avrebbe inferto i colpi, due dei quali fatali, uno dei quali ha raggiunto il cuore nella zona sottoclaveare destra, come emerso dall’autopsia. Gli inquirenti ritengono che l’uomo abbia anche tagliato la gonna e gli indumenti intimi della vittima dopo l’omicidio, configurando un atto volontario aggravato da crudeltà, motivi abbietti e sfruttamento di condizioni che hanno impedito una difesa adeguata, come l’orario notturno e il luogo isolato.
La Procura di Rimini ha inserito nel capo d’imputazione il contesto della relazione tra Dassilva e Manuela Bianchi, suocera della vittima, per delineare le dinamiche che potrebbero aver portato al delitto. La seduta odierna, fissata per le 9:30 in Tribunale, vedrà la Corte – composta da sei giudici popolari e due togati, presieduta da Fiorella Casadei – procedere con la lettura del capo d’imputazione, a meno che non venga dato per noto.
Seguiranno le costituzioni delle parti: gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi difenderanno l’imputato, mentre Monica e Marco Lunedei rappresenteranno i familiari come parti civili. Dopo le questioni preliminari, si passerà all’ammissione dei testimoni, con 124 proposti dalla Procura e 145 dalla difesa, di cui almeno un centinaio condivisi.
Al centro dell’attenzione figura Manuela Bianchi, indicata come testimone prioritario da entrambe le parti. Difesa dall’avvocata Nunzia Barzan, la donna è ancora indagata per favoreggiamento personale e false dichiarazioni al pm, accuse nate dal sospetto che abbia mentito per proteggere Dassilva. Il suo procedimento è sospeso in attesa dell’esito di questo dibattimento. Inizialmente non costituitasi parte civile, ha poi modificato la sua posizione, diventando una delle principali accusatrici dell’imputato: durante un interrogatorio di tre giorni al gip, ha riferito di averlo incontrato vicino al luogo del delitto la mattina del ritrovamento del corpo.
Tra gli altri testimoni ammessi ci saranno numerosi consulenti tecnici, residenti della zona e in particolare un vicino che si era identificato in un video di sorveglianza di una farmacia, ripreso in un orario compatibile con l’omicidio. Per gli investigatori, quella sagoma corrispondeva a Dassilva, ma la prova non ha retto in sede di incidente probatorio.

Mentre la Corte si prepara a esaminare prove e testimonianze, il processo rappresenta un passo cruciale per fare luce su un crimine che ha lasciato un segno profondo, puntando a ricostruire verità e responsabilità in un intreccio di relazioni familiari complesse.