Cronaca. Rimini. Condannata 35enne per le violenze contro la madre: un anno e nove mesi di reclusione

È arrivata ieri, martedì 23 settembre, la sentenza che chiude una vicenda familiare segnata da violenza e sofferenza. Una 35enne riminese è stata condannata a un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione per maltrattamenti e lesioni nei confronti della madre. La decisione è stata presa dal giudice per l’udienza preliminare Raffaella Ceccarelli, che ha disposto per la donna anche la libertà vigilata in una struttura di cura.

Il percorso processuale ha messo in luce le fragilità della protagonista. Già seguita dal Centro di salute mentale, la 35enne è stata ritenuta dal perito incaricato, lo psichiatra Renato Ariatti, parzialmente incapace di intendere e di volere. La misura stabilita dal tribunale tiene dunque conto della necessità di un controllo sanitario e di un supporto terapeutico costante.

L’avvocato difensore Marco Ditroia ha annunciato l’intenzione di impugnare la sentenza, sostenendo che i comportamenti della sua assistita non debbano essere interpretati come maltrattamenti, bensì come il risultato di liti familiari aggravate dai disturbi psichici e da una situazione economica compromessa, peggiorata dall’abbandono del padre, che di recente ha rinunciato anche al mantenimento.

Secondo le indagini coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, le violenze sarebbero iniziate due anni fa. La donna, in più occasioni, avrebbe colpito la madre con calci, schiaffi e spinte, episodi documentati dai referti ospedalieri. Non sarebbero mancati neppure gravi episodi di minacce di morte, che avrebbero costretto la vittima a barricarsi in camera o addirittura ad abbandonare l’abitazione per trovare riparo.

Il processo ha dunque fatto emergere un quadro complesso, in cui disagio psicologico e tensioni familiari si sono intrecciati in maniera drammatica. La giustizia ha scelto di riconoscere la responsabilità della 35enne, ma anche di indirizzarla verso un percorso di cura.

Una storia che lascia aperta una ferita profonda: quella di una madre costretta a difendersi dalla violenza della figlia, tra le mura di quella che avrebbe dovuto essere la loro casa sicura.