Cronaca. Rimini, confermati i domiciliari per i coniugi accusati di aver imposto un matrimonio forzato alla figlia

Restano agli arresti domiciliari i coniugi di origine bengalese al centro dell’inchiesta per maltrattamenti e coercizione ai danni della figlia, costretta – secondo le indagini – a un matrimonio combinato nel Paese d’origine. Il giudice per le indagini preliminari Raffaele?Deflorio ha respinto la richiesta di revoca della misura cautelare presentata dalla difesa, confermando la custodia domiciliare stabilita dopo gli accertamenti condotti dai Carabinieri di Rimini sotto la direzione del pm?Davide?Ercolani.

L’indagine ha delineato un quadro di pressioni e violenze subite dalla giovane, che sarebbe stata picchiata e sedata con farmaci per costringerla a sposare un uomo molto più anziano. La vittima, che oggi ha ottenuto il divorzio e vive in una struttura protetta, ha raccontato agli inquirenti anni di vessazioni familiari culminati con il viaggio forzato nel paese natale dei genitori.

Durante l’interrogatorio di garanzia, i due imputati – un uomo di 55?anni e una donna di 42?– hanno negato ogni accusa, sostenendo che il matrimonio fosse stato celebrato con il consenso della figlia. Tuttavia, secondo il gip, le versioni fornite sarebbero risultate contraddittorie e non tali da attenuare i gravi indizi di colpevolezza già emersi.

Pur mantenendo la misura restrittiva, il giudice ha disposto alcune deroghe temporanee per ragioni lavorative e di salute. Il marito potrà lasciare l’abitazione fino al 31?ottobre per svolgere la propria attività di sushi?chef, in orario serale. Alla moglie è stato consentito di assentarsi quotidianamente per brevi fasce orarie, in modo da potersi sottoporre a cure mediche e provvedere alle esigenze domestiche.

Il caso, che ha destato forte attenzione per la sua gravità, continua a essere seguito dalla magistratura riminese e dagli operatori sociali che assistono la giovane vittima. L’inchiesta si inserisce nel più ampio fenomeno dei matrimoni forzati, una realtà ancora sommersa che, anche in Italia, coinvolge donne di diverse comunità migranti e che impone un costante impegno di prevenzione e protezione.