Cronaca. Rimini, dramma familiare in tribunale: quindicenne conferma le accuse di abusi contro il padre

La protezione delle mura scolastiche è diventata il punto di partenza per far emergere una dolorosa vicenda di presunti abusi all’interno di un nucleo familiare nel Riminese. Una studentessa di quindici anni, iscritta a un istituto della provincia, ha trovato il coraggio di rompere il silenzio rivolgendosi allo sportello psicologico della propria scuola. Il racconto della giovane ha dato il via a un iter giudiziario che vede oggi il padre, un uomo di 40 anni di origini straniere, indagato con l’ipotesi di reato di violenza sessuale.

Le prime ammissioni della ragazza si erano concentrate su un episodio specifico avvenuto verso la fine dello scorso anno, ma il quadro si è fatto più complesso durante i successivi colloqui con il personale sanitario dell’Ausl Romagna, attivato immediatamente dall’istituto scolastico. Davanti agli specialisti, la minore ha esteso l’arco temporale delle molestie, riferendo di aver subito atteggiamenti sessualmente espliciti per circa un anno. Queste testimonianze hanno fatto scattare la segnalazione d’ufficio alla Questura di Rimini e la conseguente apertura di un fascicolo da parte della Procura della Repubblica.

La giornata di ieri, martedì 16 dicembre, ha segnato un passaggio cruciale nell’inchiesta con lo svolgimento dell’incidente probatorio. Presso il Tribunale di Rimini, la quindicenne è stata ascoltata nuovamente in audizione protetta, assistita da una psicoterapeuta per garantire la tutela della sua fragilità emotiva. Durante l’esame, la giovane ha ribadito con precisione i dettagli dei diversi episodi contestati, confermando la versione già fornita alle autorità nelle fasi precedenti.

Sul fronte opposto, la difesa del genitore, rappresentato dall’avvocato Marco Ditroia, mantiene una linea di totale chiusura rispetto alle accuse. L’uomo ha respinto fermamente ogni addebito, negando qualsiasi coinvolgimento nei fatti contestati. Secondo la tesi sostenuta dal quarantenne, la denuncia della figlia non corrisponderebbe al vero, ma sarebbe piuttosto il frutto di un forte sentimento di gelosia maturato dalla ragazza nei confronti del fratellino nato di recente. Con la cristallizzazione della testimonianza della vittima avvenuta ieri, spetterà ora alla magistratura valutare gli elementi raccolti e stabilire la veridicità delle dichiarazioni in vista del prosieguo dell’iter processuale.