Si avvia verso le battute finali il processo per il fallimento del gruppo Cmv, con la pubblica accusa che ha presentato ieri il conto agli imputati. La richiesta più pesante riguarda Sauro Nicolini, ex amministratore della società: per lui la Procura ha sollecitato una condanna a sette anni di reclusione. L’imprenditore edile di Villa Verucchio è accusato di bancarotta distrattiva e fraudolenta nell’ambito del procedimento che si sta svolgendo con rito abbreviato davanti al Giudice per l’udienza preliminare Raffaele Deflorio.
Il sistema di distrazione dei fondi
Al centro dell’inchiesta c’è il dissesto finanziario del gruppo, dichiarato fallito nel 2017. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il sessantottenne avrebbe messo in atto un meccanismo illecito per svuotare le casse aziendali prima del crollo. L’accusa sostiene che Nicolini, attraverso la vendita di patrimonio immobiliare della Cmv, sia riuscito a distrarre somme non dichiarate al Fisco per un valore di almeno sei milioni di euro. Questi capitali sarebbero stati successivamente trasferiti nella vicina Repubblica di San Marino grazie alla complicità di altre figure.
Le richieste per i coimputati
Oltre alla posizione dell’ex amministratore, il pubblico ministero ha formulato le richieste di pena anche per i presunti complici. Per tre di loro, che ricoprivano ruoli all’interno dell’azienda e sono accusati di aver agito in concorso, sono stati chiesti complessivamente oltre dodici anni di carcere. La posizione di un quinto indagato ha seguito un percorso diverso: per lui è stato disposto il rinvio a giudizio.
L’attesa per la sentenza
La difesa, rappresentata per Nicolini dagli avvocati Carlo Alberto Zaina e Marco Zanotti, avrà modo di replicare nel nuovo anno. La prossima udienza è stata fissata per la metà di gennaio, quando la parola passerà ai legali degli imputati per le arringhe finali. Solo successivamente il giudice si ritirerà per emettere la sentenza su uno dei crac edili più rilevanti degli ultimi anni nel riminese.













