Una lunga serie di assenze dalle aule scolastiche si è trasformata in un caso giudiziario che oggi ha trovato la sua conclusione con una condanna severa. Una docente 33enne, supplente in tre istituti superiori riminesi e originaria di Reggio Calabria, è stata ritenuta colpevole di aver fatto ricorso per anni a certificati medici non autentici per giustificare la propria assenza dal lavoro.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, ha stabilito per la donna e per due medici coinvolti la medesima pena: 2 anni e 8 mesi di reclusione, oltre a una multa di 1.200 euro ciascuno e al pagamento delle spese processuali. A inchiodare i tre è stata l’indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento del sostituto procuratore Luca Bertuzzi.
Secondo quanto ricostruito, tra il 2019 e il 2022 la professoressa avrebbe presentato oltre 30 certificati, redatti da due medici calabresi di 68 e 61 anni, che riportavano patologie anche severe, alternate a problemi di minore entità come lombalgie, distorsioni o infezioni dentali. Ma gli accertamenti disposti dalla Procura hanno messo in luce la fragilità della versione presentata: nel maggio 2024, nuove verifiche sanitarie ordinate dal gup hanno confermato la natura fraudolenta delle giustificazioni prodotte.
Oltre alla condanna, è scattata per la docente anche la confisca di 46.997 euro, somma equivalente al profitto economico illegittimamente percepito durante i periodi di assenza. Una vicenda che unisce responsabilità individuali e complicità esterne, mettendo in luce ancora una volta l’importanza dei controlli in un settore cruciale come quello dell’istruzione.