Cronaca. Rimini, nuovo processo per l’omicidio di Pierina Paganelli: si riparte con Louis Dassilva

 

Lunedì 20 ottobre riprende il dibattimento a carico di Louis Dassilva, 35 anni, senegalese accusato di aver ucciso Pierina Paganelli, 78 anni, nell’episodio avvenuto il 3 ottobre di due anni fa in via del Ciclamino. L’imputato torna davanti al tribunale dopo l’inizio del procedimento che, nei mesi scorsi, aveva guidato l’attenzione dell’informazione e dei social media.

I legali della famiglia Paganelli, Monica e Marco Lunedei, chiedono che vengano rispettate le competenze e le garanzie processuali, invitando a evitare letture sensazionalistiche. Secondo gli avvocati, sui social e, in alcuni casi, anche in alcuni servizi televisivi, circolano accuse e teorie che rischiano di creare confusione e insinuazioni contro persone coinvolte nelle indagini. La parte civile precisa che non c’è alcun mistero né complotto: la posizione dell’imputato è aperta e la procura ha seguito iter investigativo che ha portato al rinvio a giudizio.

Gli avvocati ricordano che le verifiche eseguite hanno coinvolto diverse persone e che, dall’esame degli elementi, nessuna figura è risultata collegata ai fatti in modo determinante. A loro avviso, è fondamentale mantenere il rispetto per gli inquirenti e per le garanzie difensive, evidenziando come siano stati portati avanti numerosi accertamenti e sia emerso che alcuni profili inizialmente presunti non trovano conferma nelle prove raccolte.

La famiglia Paganelli conferma inoltre che l’indagine è proseguita con cura e con la volontà di chiarire ogni aspetto: “il quadro probatorio nei confronti di Dassilva è stato articolato e comprende oltre 40 elementi indiziari, ciascuno dei quali contribuisce a raccontare una parte della vicenda”, spiegano i legali. Si sottolinea che la decisione di rinviare a giudizio Dassilva è il risultato di un esame approfondito delle tracce emerse durante l’indagine.

Riguardo al contesto mediatico, i legali evidenziano che non esiste alcuna finalità persecutoria nei confronti dell’imputato, ma che la diffusione di contenuti sui social può alimentare accuse non supportate dai fatti. In relazione a Giuliano Saponi, figlio della vittima, i legali ricordano che ha consegnato il proprio smartphone agli inquirenti per contribuire a ricostruire la dinamica del caso. Secondo quanto emerso dagli atti, l’esame degli elementi ha mostrato un possibile legame con altri eventi, ma non è legittimo affermare che l’azione di Saponi fosse diretta a inchiodare qualcuno su basi false.

Nel corso della prossima fase processuale, la Corte d’Assise valuterà la posizione di Dassilva e deciderà sull’innocenza o sulla colpevolezza, basandosi sulle prove presentate dalle parti e sulle ricostruzioni fornite durante l’udienza. Il dibattimento prosegue con l’obiettivo di chiarire la dinamica dell’omicidio e di stabilire responsabilità penali in modo conforme alle norme processuali.