In un’udienza cruciale della Corte d’Assise, il processo che vede imputato Louis Dassilva per l’omicidio di Pierina Paganelli ha evidenziato come alcune ricostruzioni dei fatti siano state giudicate fuorvianti dagli avvocati delle parti civili. La vicenda si concentra sulle testimonianze dei figli della vittima, Chiara e Giacomo Saponi, che hanno chiarito alcuni aspetti fondamentali delle telefonate intercorse con la madre pochi giorni prima della tragica scomparsa, avvenuta il 3 ottobre 2023 a Rimini.
Durante le circa sei ore di audizione, i figli di Pierina Paganelli hanno ribadito che nelle conversazioni telefoniche con la madre non si fosse mai parlato di Valeria Bartolucci, moglie dell’imputato. Questa versione si contrappone alle dichiarazioni di Bartolucci, che aveva riferito alla Bianchi, sua amica, di conversazioni in cui Pierina avrebbe parlato male di lei e tramato alle sue spalle. Gli avvocati delle parti civili hanno sottolineato come gran parte di quanto riferito da Bartolucci risulti quindi non aderente alla realtà, evidenziando la distanza tra le testimonianze e le ricostruzioni fatte nel corso del processo.
Gli inquirenti avevano già ipotizzato che quella telefonata, ritenuta dai legali come il punto di partenza di una serie di eventi tragici, avrebbe potuto in qualche modo aver generato la spirale che culminò nell’omicidio di Pierina Paganelli. Tuttavia, i figli hanno contestato questa versione, sottolineando l’assenza di collegamenti diretti tra le conversazioni e il gesto estremo compiuto dall’imputato.
I rappresentanti della famiglia Paganelli hanno inoltre ribadito che né loro né Giuliano Saponi, marito di Manuela Bianchi e figlio di Pierina, hanno mai considerato Loris Bianchi come una persona violenta o pericolosa. Qualche comportamento o esternazione in passato sarebbe stato interpretato come inappropriato, ma non tale da giustificare azioni drastiche. La difesa ha anche contestato l’attribuzione a Manuela Bianchi di una tendenza a vivere ogni situazione in modo estremamente drammatico, definendo questa attitudine come un tratto caratteriale soggettivo. Secondo i legali, questa percezione avrebbe portato Manuela a vedere nelle dinamiche familiari conflittuali, comuni in molte famiglie, una situazione di ostilità tale da spingere l’imputato a compiere il gesto estremo contro la suocera Pierina.
L’intera vicenda si inserisce in un quadro complesso di relazioni familiari tese, dove le testimonianze e le ricostruzioni continuano a divergere. La difesa ha evidenziato come le dinamiche descritte siano state interpretate in modo soggettivo, e che l’assenza di elementi concreti di violenza o pericolosità nei confronti di Louis Bianchi rappresenti un aspetto centrale nel dibattimento. La Corte ascolterà ulteriori prove e testimonianze in un processo che resta aperto a molte interpretazioni, mentre la famiglia Paganelli si batte affinché la verità emerga senza distorsioni.











