Cronaca. Rimini, processo su omicidio Pierina Paganelli, spunta un giallo nel giallo: ignorato un reperto importante e anomalie sui rilievi

L’udienza tenutasi ieri davanti alla Corte d’Assise di Rimini per l’omicidio di Pierina Paganelli ha portato alla luce dettagli inquietanti sulle prime fasi dell’indagine, evidenziando alcune lacune nella gestione della scena del crimine. Al centro del dibattimento è finito un elemento potenzialmente decisivo ma mai analizzato: un capello visibile sul volto della vittima che non è stato repertato dagli inquirenti.

Durante la deposizione di Davide Sarti, operatore della Polizia Scientifica intervenuto per il primo sopralluogo alle 8.45 del mattino, sono emerse criticità procedurali significative. Il tecnico ha spiegato che, durante l’ispezione del cadavere, era stato notato un capello nei pressi della bocca della 78enne. Tuttavia, tale elemento non è stato prelevato né catalogato poiché, secondo quanto riferito dal testimone, il medico legale avrebbe ritenuto che appartenesse alla vittima stessa. Oltre a questa mancata acquisizione, è emersa un’ulteriore anomalia operativa: al momento di spostare il corpo per esaminarlo, non sarebbe stato posizionato alcun telo protettivo sul terreno, una procedura standard solitamente utilizzata per evitare contaminazioni e preservare eventuali tracce sottostanti. A completare il quadro delle difficoltà tecniche riscontrate, è stato ricordato anche il problema occorso durante l’essiccazione degli indumenti della vittima nei laboratori di Bologna, dove la formazione di muffe ha compromesso l’integrità dei reperti.

L’attenzione della Corte si è poi spostata sugli accertamenti effettuati a carico dell’imputato, Louis Dassilva. Sarti ha riferito in merito al sopralluogo nell’appartamento condiviso dall’uomo con la moglie, specificando che l’analisi tramite Luminol aveva evidenziato reazioni positive su un paio di scarpe numero 41 trovate sul terrazzo, su due magliette e all’interno del bagno. Parallelamente, la titolare di un’agenzia di viaggi ha confermato che la coppia aveva prenotato un soggiorno in Senegal nel luglio 2023, viaggio poi annullato nel mese di ottobre dello stesso anno. Un vicino di casa ha inoltre testimoniato riguardo alla porta del garage sotterraneo, spesso oggetto di discussioni condominiali perché lasciata aperta durante la notte.

A chiudere la giornata è stata la testimonianza di Fabio Ranocchini, parente acquisito e figura di riferimento nella comunità dei Testimoni di Geova, che ha offerto uno spaccato sui rapporti familiari di Manuela Bianchi. L’uomo ha raccontato che la donna si era allontanata da casa all’inizio del 2023 a causa di una situazione insostenibile che si era creata sul pianerottolo di casa, per poi trasferirsi dal fratello in aprile. Ranocchini ha riferito di aver inizialmente ipotizzato un collegamento tra il misterioso incidente occorso al figlio di Pierina e il successivo omicidio della madre, sospettando l’esistenza di un’unica regia o movente. Ha inoltre svelato che Manuela, pur negando l’esistenza di una relazione extraconiugale, gli aveva confidato in passato di percepire le attenzioni di Dassilva come quelle di uno stalker, salvo poi ammettere che i sentimenti erano mutati. Infine, sono emersi dettagli sulle tensioni economiche: la Bianchi avrebbe manifestato preoccupazioni finanziarie dopo l’interruzione dell’attività lavorativa con la suocera, nonostante continuassero a essere effettuati acquisti apparentemente non compatibili con le disponibilità dichiarate.