Rimini – Un giovane militante dell’OSA (Organizzazione Studentesca d’Alternativa) si è incatenato ieri, mercoledì 1° ottobre, davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico Regionale di Rimini, dando il via a una manifestazione organizzata in solidarietà con la Global Sumud Flotilla. L’iniziativa è stata accompagnata da un presidio di attivisti e dalla lettura pubblica delle motivazioni della protesta, rilanciate anche tramite un video pubblicato sul profilo Instagram del collettivo.
Secondo quanto spiegato dagli organizzatori, l’azione è parte di un percorso di mobilitazione portato avanti da tempo dagli studenti riminesi a sostegno della causa palestinese. Hanno ricordato come negli ultimi due anni si siano svolti picchetti, raccolte firme e iniziative pubbliche, tutte intensificate nelle ultime settimane in risposta agli eventi al largo della Striscia di Gaza, dove la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla è stata bloccata l’altro ieri sera.
Nel loro intervento, gli attivisti hanno chiesto una presa di posizione chiara da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale, accusato di non rappresentare le istanze espresse da una parte del mondo studentesco. Hanno espresso condanna per quella che definiscono “l’occupazione sionista” e “il genocidio in corso a Gaza e in Cisgiordania”, puntando il dito anche contro il governo italiano e in particolare contro il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, accusato di permettere interventi nelle scuole da parte di esponenti delle Forze di Difesa Israeliane.
Tra le richieste avanzate figurano anche il rilascio immediato dei membri dell’equipaggio della Flotilla arrestati e una chiara presa di posizione contro quanto sta accadendo nei territori palestinesi.
La protesta non si è fermata. Gli studenti dell’OSA hanno dato luogo ad una nuova mobilitazione oggi, giovedì 2 ottobre, con uno sciopero generale che partito alle 9 presso l’Arco d’Augusto a Rimini. L’obiettivo, hanno dichiarato, è quello di bloccare tutto e farsi sentire in maniera decisa.
L’azione di ieri si inserisce in un contesto di crescente attivismo giovanile legato alla questione mediorientale, che continua a generare forti reazioni anche nel mondo della scuola e tra le nuove generazioni.