Cresce la tensione diplomatica e umanitaria sul caso di Serhii Kuznietsov, l’ex militare ucraino di 49 anni arrestato in Italia con l’accusa di aver sabotato il gasdotto Nord Stream. Ieri, il Commissario per i Diritti umani del parlamento di Kiev, Dmytro Lubinets, ha inviato una lettera formale al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per protestare contro le condizioni di detenzione dell’uomo, che dallo scorso 31 ottobre è in sciopero della fame.
Nella missiva, Lubinets ha definito “inaccettabile” il regime di massima sicurezza a cui è sottoposto Kuznietsov in un carcere dell’Emilia-Romagna, sostenendo che tale trattamento contraddice la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. La richiesta a Roma è di garantire tutele adeguate al cittadino ucraino. La comunicazione è stata inoltrata anche al ministero degli Esteri di Kiev, alla vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picerno e al presidente del Coordinamento dei difensori civici regionali, Marino Fardelli.
Le condizioni di salute dell’uomo destano crescente preoccupazione. Lo stesso commissario Lubinets ha riferito di aver parlato con la moglie di Kuznietsov, Galina, la quale ha confermato che il marito prosegue nella sua protesta e che il suo stato è ormai critico. A rendere il quadro ancora più allarmante è la decisione del 49enne, come confermato dal suo legale Nicola Canestrini, di rifiutare ogni visita medica e cura da martedì scorso. L’avvocato ha espresso forte preoccupazione, spiegando che il suo assistito ha specifiche esigenze alimentari che richiedono integrazioni proteiche e che nell’ultimo contatto, avvenuto venerdì scorso, gli è apparso molto determinato.
Sul piano giudiziario, la vicenda è complessa. Arrestato lo scorso agosto in provincia di Rimini su mandato d’arresto europeo emesso dalla Germania, Kuznietsov è al centro di una battaglia legale. La Corte d’Appello di Bologna aveva disposto la sua consegna alla Germania il 16 settembre, decisione poi annullata dalla Cassazione. Il 27 ottobre, la Corte bolognese ha nuovamente ribadito la consegna, ma l’avvocato Canestrini ha presentato un secondo ricorso in Cassazione, per il quale si attende ora la fissazione dell’udienza.
Il legale ha auspicato una soluzione di compromesso con l’amministrazione penitenziaria e ha allargato il campo, sottolineando come il caso di Kuznietsov sia un esempio delle difficoltà quotidiane nel garantire i diritti fondamentali nelle carceri italiane. Pur accogliendo con favore l’interessamento del garante ucraino per il suo connazionale, Canestrini ha ribadito la necessità di migliorare le condizioni detentive per tutte le persone recluse.












