Sono stati restituiti alle famiglie gli effetti personali di Cristian Gualdi e Luca Perazzini, i due alpinisti di Santarcangelo di Romagna deceduti lo scorso dicembre sul Gran Sasso. Il dissequestro dei telefoni ha riportato alla luce nuovi elementi, tra cui un video che riapre l’interrogativo sui tempi e le modalità dei soccorsi, al centro di un’indagine della Procura di Teramo per omicidio colposo.
Nel cellulare di Gualdi è stato infatti ritrovato un filmato girato poche ore prima della tragedia, in cui i due amici scherzano durante la salita verso la vetta, ignari della bufera che si sarebbe scatenata di lì a poco. Questo ultimo documento getta una luce ancora più drammatica sulla vicenda e rafforza la determinazione delle famiglie a ottenere risposte.
L’inchiesta si concentra su un presunto ritardo nelle operazioni di salvataggio. Dalle indagini è emerso che Gualdi inviò la propria geolocalizzazione ai soccorritori intorno alle 15 del 22 dicembre, ma i corpi dei due alpinisti furono ritrovati solo cinque giorni dopo, a causa delle avverse condizioni meteorologiche che ostacolarono le ricerche. Nel registro degli indagati è stato iscritto un responsabile del Soccorso alpino abruzzese.
Le famiglie, assistite dagli avvocati Luca Greco e Francesca Giovanetti, chiedono di accertare se un intervento più tempestivo avrebbe potuto salvare la vita dei loro cari. La madre di Gualdi, in una dichiarazione rilasciata alla Rai, ha espresso la volontà di ottenere giustizia, affermando che chiunque abbia commesso un errore dovrà risponderne. L’indagine dovrà ora chiarire se i ritardi accumulati, inclusa la mancata attivazione di un elicottero dell’Aeronautica, possano configurare delle responsabilità penali nella gestione dell’emergenza.












