Cronaca. “Simpatizzo per Hamas”: quando Hannoun (arrestato oggi) in estate ammetteva il sostegno ai terroristi e imbarazzava la sinistra

L’arresto di Mohammad Hannoun, avvenuto oggi nell’ambito di una vasta inchiesta antiterrorismo, riporta alla luce con forza le polemiche divampate solo pochi mesi fa, quando l’architetto e presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia aveva gettato la maschera davanti alle telecamere. Era lo scorso agosto, in piena estate, quando Hannoun aveva dichiarato apertamente la sua vicinanza ideologica all’organizzazione responsabile degli attacchi del 7 ottobre.

L’ammissione pubblica: “Simpatizzo per Hamas”
In quell’occasione, le parole di Hannoun non lasciarono spazio a interpretazioni. “Non faccio parte di Hamas, lo dico ufficialmente, ma sono un simpatizzante di Hamas come sono un simpatizzante di ogni fazione che lotta per i miei diritti”, aveva affermato, rivendicando con orgoglio la sua posizione. Non si trattava di una frase estemporanea, ma di una linea di pensiero coerente con altre esternazioni passate, in cui aveva definito il leader Yahya Sinwar “martire della resistenza” e paragonato i miliziani islamisti ai partigiani italiani, negando la matrice terroristica del movimento per presentarlo come una forza di liberazione legittima.

L’imbarazzo di PD e M5S
Queste dichiarazioni avevano creato un terremoto politico, mettendo in grave imbarazzo il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Hannoun, infatti, non era un attivista sconosciuto confinato ai margini della scena pubblica, ma una figura che nel corso degli anni aveva ricevuto legittimazione istituzionale, comparendo in fotografie accanto a dirigenti di primo piano come Nicola Zingaretti, Paolo Gentiloni, Laura Boldrini e Marco Furfaro.
Ancora più stretti erano apparsi i legami con il mondo pentastellato: la deputata Stefania Ascari aveva partecipato a viaggi con lui e lo aveva ospitato in incontri ufficiali, mentre altri esponenti del Movimento lo avevano presentato come un interlocutore credibile per la pace. Hannoun aveva persino varcato la soglia delle aule parlamentari come invitato a convegni.

La denuncia di Fratelli d’Italia e il silenzio dell’opposizione
Di fronte a quelle ammissioni estive, Fratelli d’Italia aveva alzato la voce per denunciare l’incompatibilità tra le istituzioni democratiche e chi fiancheggia il terrorismo. La deputata Sara Kelany aveva definito le parole di Hannoun “di una gravità assoluta”, chiedendo conto ai leader dell’opposizione delle loro frequentazioni. “Ancora non abbiamo sentito Conte e tutti coloro che hanno dato credito a un personaggio del genere dissociarsi apertamente”, aveva attaccato Kelany, ipotizzando che il silenzio equivalesse a una pericolosa accondiscendenza verso chi “strizza l’occhio al terrorismo e al fondamentalismo”.
Allora, la sinistra aveva scelto la via del silenzio, evitando di prendere distanze nette da un personaggio che definiva Hamas “il legittimo rappresentante del popolo palestinese”. Oggi, con le manette ai polsi di Hannoun e l’accusa di aver finanziato quello stesso terrorismo per milioni di euro, quel silenzio risuona ancora più forte.