Cronaca. Uccise la moglie malata a Ravenna, la perizia in tribunale: fu il crollo psicologico del caregiver

Una condizione di esaurimento psicofisico dovuta all’assistenza continua e una capacità mentale gravemente compromessa al momento del delitto. Sono queste le conclusioni della perizia psichiatrica discussa oggi davanti alla Corte d’assise di Ravenna nel processo a carico di Enzo Giardi, il 79enne accusato di aver ucciso la moglie Piera Ebe Bertini, 77 anni, malata di Alzheimer, il 9 settembre 2024.

La relazione è stata presentata dal professor Pietro Pietrini, perito incaricato dal collegio giudicante presieduto dal giudice Giovanni Trerè. Secondo l’esperto, l’omicidio non fu un raptus violento, ma l’esito di un “cortocircuito” emotivo. Giardi, logorato da anni di cure totalizzanti e ossessive verso la moglie, avrebbe vissuto un crollo improvviso dopo aver mantenuto per troppo tempo un equilibrio psicologico fragile, aggravato da un progressivo isolamento sociale.

L’analisi dello psichiatra non indica una totale incapacità di intendere e di volere, ma evidenzia come la lucidità dell’uomo fosse fortemente offuscata. In quel momento, Giardi avrebbe percepito la morte della consorte, che rappresentava il centro della sua esistenza, come l’unica via d’uscita da una situazione di sofferenza insostenibile.

Le conclusioni del professor Pietrini sono sostanzialmente allineate a quelle dei consulenti della difesa, gli specialisti Michele Sanza e Vittorio Foschini. Questa convergenza apre la strada al possibile riconoscimento della seminfermità mentale per l’imputato, un elemento che potrebbe avere un peso determinante sulla valutazione della sua responsabilità penale e sulla futura sentenza.