Nuovi sviluppi nell’inchiesta sulla presunta violenza sessuale ai danni di una 23enne riminese, avvenuta l’11 giugno scorso in una casa vacanza di Mancaversa, in Puglia. I quattro ragazzi salentini, di età compresa tra i 22 e i 25 anni, già indagati per violenza sessuale, devono ora rispondere anche dell’accusa di revenge porn. A formulare il nuovo capo d’imputazione è stata la pm Maria Grazia Anastasia, dopo la scoperta di un video che documenterebbe il presunto stupro e che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato condiviso tra gli stessi indagati.
Il materiale è stato trovato all’interno di uno degli smartphone sequestrati ai giovani all’indomani della denuncia presentata dalla 23enne. Gli esperti stanno ora analizzando i dispositivi per stabilire se le immagini siano state effettivamente diffuse ad altre persone. Nel frattempo, la Procura ha disposto anche il prelievo del DNA dei quattro ragazzi, per confrontarlo con le tracce biologiche rinvenute sul corpo della giovane riminese.
Secondo la ricostruzione investigativa, la vittima e i quattro ragazzi si erano conosciuti la sera dell’11 giugno in un locale di Gallipoli. Dopo aver trascorso del tempo insieme, la ragazza e le sue amiche avevano invitato il gruppo nella casa che avevano affittato a Mancaversa. Durante il tragitto ci sarebbero state alcune effusioni, e una volta arrivati nell’appartamento, la 23enne si sarebbe appartata con uno dei ragazzi. Poco dopo, altri due avrebbero fatto irruzione nella stanza, abusando di lei. Il quarto giovane, pur non avendo preso parte attiva alla violenza, secondo gli inquirenti non avrebbe tentato di fermare quanto stava accadendo.
Sconvolta, la ragazza avrebbe raccontato tutto alle amiche subito dopo che i pugliesi avevano lasciato l’abitazione. Quella stessa notte si era recata all’ospedale di Gallipoli, dove i medici avrebbero riscontrato segni compatibili con una violenza di gruppo particolarmente brutale. Dimessa, la 23enne aveva poi formalizzato la denuncia ai Carabinieri, facendo scattare le indagini che hanno portato all’identificazione dei quattro sospettati, assistiti dagli avvocati David Alemanno, Andrea Starace e Biagio Palamà.
Con l’aggiunta dell’accusa di revenge porn, la posizione dei giovani si fa ora ancora più grave, mentre proseguono le analisi tecniche per chiarire l’effettiva diffusione del video e accertare ogni responsabilità individuale.