Un uomo di 57 anni di nazionalità maghrebina è attualmente sotto processo presso il Tribunale di Rimini con l’accusa di maltrattamenti, violenza sessuale continuata e lesioni aggravate, reati commessi ai danni della moglie, una connazionale di 45 anni residente nell’entroterra riminese. I fatti contestati, secondo le ricostruzioni investigative, si sarebbero verificati con continuità tra l’inizio del 2023 e il 9 luglio dello stesso anno, data in cui la donna decise di denunciare l’accaduto ai Carabinieri.
Stando alla denuncia, le vessazioni erano motivate, tra l’altro, dal disappunto dell’uomo per lo stile di vita della moglie in Italia. Il marito la insultava, sostenendo che fosse venuta nel Paese per prostituirsi, in quanto non indossava il velo e si vestiva all’occidentale. Oltre alle ingiurie, l’imputato è accusato di aver costretto la donna ad avere rapporti sessuali in più occasioni, anche sotto la minaccia di un coltello.
I maltrattamenti fisici includevano pugni e schiaffi, accompagnati da minacce verbali di estrema gravità. La denunciante ha raccontato agli inquirenti di un’occasione in cui l’uomo le disse che “tanti marocchini uccidono la moglie, anche io potrei farlo”.
L’episodio che ha portato alla denuncia, risalente al 9 luglio 2023, è specificamente contestato nel capo di imputazione per lesioni. In quell’occasione, la vittima ha riferito che il marito tentò di costringerla a un rapporto orale minacciandola con un coltello; subito dopo, la scagliò con violenza contro un muro, colpendola con un pugno a una mano e procurandole una contusione con una prognosi di 10 giorni.
L’uomo aveva raggiunto la moglie in Italia dopo essere andato in pensione, avendo in precedenza svolto la carriera militare nel suo Paese. Nonostante i coniugi fossero di fatto separati, la donna lo aveva accolto nella propria abitazione, nell’interesse delle due figlie. Attualmente, la coppia risulta essere tornata a convivere, mentre il procedimento penale prosegue.
Durante l’ultima udienza, una delle due figlie ha testimoniato, confermando le liti tra i genitori e l’atteggiamento aggressivo del padre, che alzava la voce apostrofando la compagna con parole pesanti.
Al termine del dibattimento, la Procura ha richiesto per l’imputato una condanna a otto anni di reclusione. La sentenza per il 57enne è attesa per mercoledì 17 dicembre.












