Pensando alla cultura, mentre leggo le statistiche internazionali, mi vengono in mente i bellissimi confronti degli Anni Ottanta con la collega Fausta Morganti. Lei sfornava idee e io cercavo di collocarle in un filo logico di progetto, con un occhio al Bilancio che aveva scarse risorse e che dovevo gestire con parsimonia. Trovata la quadra abbiamo fatto partire il progetto riformatore.
Sono tuttora convinto che la cultura è la garanzia del benessere individuale e collettivo, ma sono preoccupato perché per competenze e numero di diplomati e laureati San Marino è in fondo alle graduatorie europee.
È evidente che l’istruzione è il motore dello sviluppo, per cui è necessario riprendere la questione con una analisi realistica dello stato attuale per far emergere complessità e criticità senza nascondere la nostra povertà educativa. La mancanza, da troppo tempo, di una politica culturale e di un confronto pubblico coinvolgente per raccogliere le sfide che abbiamo di fronte, alimenta la disuguaglianza sociale e ritarda il progresso della Comunità. Ma riduce anche la partecipazione alla vita democratica, blocca l’ascensore sociale e frena lo sviluppo del pensiero critico che è una diga contro le credenze e i messaggi falsi.
Il nostro Paese ha bisogno di aumentare i consumi culturali soprattutto in incontri e confronti diretti con i cittadini.
Per impostare un nuovo e indispensabile progetto culturale occorre una visione lunga per guardare ai paesi scandinavi e altri avanzati dove la scuola non è solo la sede per apprendere nozioni, ma è impostata sul sociale ed è aperta alle famiglie e ai cittadini in generale. La scuola deve formare cittadini attivi.
Dopo la scuola va offerto un lavoro qualificato e ben remunerato evitando di perdere risorse umane come sta succedendo con l’emigrazione continua di giovani.
Emilio Della Balda