L’Italia garantisce vitto e alloggio senza pretendere che gli immigrati lavorino o studino l’italiano. Non si rifanno nemmeno il letto: c’è la donna delle pulizie. E per i pasti hanno il cuoco.
“Manger, dormir, Facebook, un film…”. È questa la giornata di uno degli 82mila immigratiospitati in una delle tante strutture di accoglienza sparse qua e là per l’Italia.
In due anni Fofana non ha fatto nulla per integrarsi. Non ha nemmeno fatto lo sforzo di imparare una sola parola d’italiano. “Questo è il welfare che dà qualcosa in cambio di niente – spiega Federico Fubini sul Corriere della Sera – è un sistema che distribuisce vitalizi e protezione senza pretendere dai beneficiari lo sforzo di imparare un mestiere, né le leggi o la lingua del Paese ospitante, o anche solo senza chiedere loro una mano a tenere pulita la strada comunale qui fuori”. Il quadro che ne emerge è desolante. L’esatto opposto di quanto succede negli altri Paesi dell’Unione europea. In Germania, per esempio, gli immigrati devono frequentare i corsi di lingua. Chi non si applica, perde i benefici. A Briatico, invece, i pochissimi immigrati che partecipano ai corsi si intascano altri 50 euro. Senza la paghetta, nessuno si sarebbe presentato. Il Giornale.it