Migliaia di tifosi – una curva Sud in miniatura – hanno invaso i terminal di Fiumicino per accogliere Dzeko (aveva bisogno di un po’ di gioia e di sorrisi, l’aeroporto romano, dopo questa estate disgraziata). Entusiasmo eccessivo? Assolutamente no. Innanzitutto perché l’euforia, quando è così spontanea e pulita, non è mai troppa; e poi perché sta davvero nascendo una Roma che fa sognare. Proprio in quei momenti arrivavano infatti anche le parole di Salah, altra novità, a dare consistenza alle ambizioni giallorosse. Dzeko più Salah. In pratica uno dei centravanti più forti d’Europa, forse il migliore raggiungibile sul mercato (Ibra escluso), e una delle grandi rivelazioni dell’ultima serie A: difficile pensare che si potesse rafforzare in modo più adeguato il reparto offensivo.
E’ normale, quasi scontato che la Roma – seconda nelle ultime due stagioni – avverta di avere ridotto la distanza dalla Juve, che nel contempo ha perso Pirlo, Tevez e Vidal. L’ultimo salto in avanti dovrà adesso farlo sul campo, con il lavoro di Garcia, auspicando che non decida di rinunciare – come sembra – a Romagnoli. Ora i dirigenti della Roma avranno un altro compito, non meno complicato: vendere una manciata degli attaccanti in esubero. Perché i numeri fanno spavento, sul serio: oggi i giallorossi hanno quattro punte centrali e sette esterne. Eccessi determinati da scelte mai rivelatesi azzeccatissime, perché troppi acquisti sono rimasti al di sotto delle attese di un club che punta allo scudetto, da Destro a Doumbia, da Ibarbo a Gervinho, compresi gli stessi Ljajic e Iturbe (e ci ha sorpreso che in organico sia stato aggiunto un altro elemento simile a tutti questi, Iago Falque).