
(ANSA) – ROMA, 13 GIU – Da Roma a Tokyo passando per la
California, con il sogno in tasca di diventare campione olimpico
di skakeboard a 17 anni appena compiuti in uno sport che “regala
una sensazione unica di spensieratezza, libertà e adrenalina
pura”. E’ giovanissimo e sprizza gioia di vivere e divertirsi
da tutti i pori,Alessandro Mazzara, che ha le idee chiare e
quella sana sfrontatezza che lo può portare lontano. Così
lontano ma così vicino da chiedere alla sindaca di Roma di
portare il suo amato sport in tutti i quartieri della Capitale: “Cosa consiglieresti alla Raggi in termini di strutture per far
avvicinare di più i giovani allo skate? A Roma è sempre stato
difficile allenarsi perché mancano le strutture e di conseguenza
anche la scena che ti da quel fomento che serve tanto nello
skate. Negli ultimi mesi si sta muovendo qualcosa anche a Roma,
vedi il nuovo park di ostia e i Mondiali di questi giorni.
Suggerirei, però, al sindaco di realizzare strutture e aree
attrezzate per la pratica dello skate in ogni quartiere di Roma,
per i giovani e per le famiglie, per far sì che non sia
costretto ad andare in California. Infine, consiglierei di
costruire una struttura indoor per poter fare skate e allenarmi
anche d’ inverno”.
Il campioncino romano dopo l’ultima tappa di Dew Tour di Des
Moines in Iowa (Usa), in attesa dell’ufficialità, è tra i primi
20 del ranking e quindi quasi certo di poter staccare il suo
pass per i Giochi, quelli che segnano il debutto per la prima
volta nella storia olimpica dello skateboard. “Vado alle
Olimpiadi di Tokyo – ammette l’atleta Red Bull – con l’ambizione
di divertirmi e, perché no, anche di portare a casa una
medaglia. Gli avversari che temo di più possono essere tutti ma
anche nessuno”. Quando e come è nata la passione per lo skate e
come hai capito che eri così forte? “Una decina d’anni fa –
racconta -Avevo circa 7 anni e papà portò me e mio fratello ad
uno skatepark a Roma cinecittà, vicino casa. È stata passione
sin da subito e papà non riusciva a portarci via da quel posto.
Stavamo giornate intere. Da lì poi papà ha iniziato a portarci
in giro in altri skatepark, prima in Italia poi in Europa e a 10
anni in California”. (ANSA).
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