C’è un collegamento tra San Marino e gli attentati di Parigi? Chi è l’imprenditore siriano che utilizzerebbe, ormai da anni, un conto cifrato di una finanziaria del Monte Titano per finanziare il terrorismo in Occidente?
È forse dal minuscolo e confinante Stato sammarinese che “escono” i soldi per pianificare e realizzare gli attentati in Europa?
Se fosse così, lo Stato di San Marino diventerebbe il centro economico dei terroristi nel cuore dell’Europa, il “ponte” tra le organizzazioni terroristiche in Medioriente i “nostri” foreign fighters.
I dubbi e le domande nascono per una inquietante presenza che è stata ‘censita’ nella vicina Repubblica già tre anni fa.
Nel 2012 un imprenditore siriano avrebbe depositato, in una finanziaria sammarinese oltre 150 milioni di dollari. Secondo il titolare di una agenzia investigativa locale che si occupava di “dossierare” imprenditori italiani che lavoravano con importanti aziende del Titano, l’uomo risultava essere molto vicino ai terroristi.
Non a caso in un dossier, sull’imprenditore siriano viene scritto: “..da informazioni riservate risulta segnalato come persona che finanzia ed appoggia il terrorismo islamico”.
Ma già nel 2010, ben cinque anni fa, la Banca Centrale di San Marino, (l’equivalente della nostra Banca d’Italia), aveva tentato di svolgere alcuni controlli sulla finanziaria utilizzata dal siriano, ma il governo di San Marino aveva bloccato l’intervento. I vertici della banca, poco dopo dettero inspiegabilmente le dimissioni.
Ma del siriano, del suo conto milionario e dei suoi eventuali collegamenti con il terrorismo islamico non è mai emerso niente nelle inchieste che hanno portato all’arresto dei terroristi in Europa. Un fantasma con un conto corrente milionario.
Solo due giorni fa, però, il 14 gennaio, due consiglieri sammarinesi Remo Giancecchi e Roger Zavoli del Gruppo Consiliare UPR, hanno depositato presso la Segreteria Istituzionale un’interpellanza articolata su 8 punti. Nel documento chiedono al Governo di sapere se sono state attivate delle attività di monitoraggio del territorio e di prevenzione dal terrorismo, se sul loro territorio sono attivi luoghi di culto musulmani, ufficialmente riconosciuti come tali dalle autorità sammarinesi ma soprattutto “per quali ragioni alla data odierna il Congresso di Stato non ha nominato il Direttore e il Vice Direttore AIF, istituzione che collabora a livello internazionale con unità estere di informazione finanziaria al fine di prevenire e contrastare il riciclaggio ed il finanziamento del terrorismo“.
Non solo. I due consiglieri chiedono “se della mancata nomina della Direzione AIF è stato informato il Comitato Moneyval (Comitato del Consiglio di Europa di esperti per la valutazione delle misure contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo) e sono state formalizzate delle spiegazioni”.
Intanto San Marino tace. Mentre l’Italia e anche il resto dell’Europa forse non si interrogano neppure sul ruolo strategico che questo piccolo Paese potrebbe avere nella lotta al terrorismo.
Un ruolo strategico non solo per la presenza di questo soggetto siriano che potrebbe essere il finanziatore “in loco” dell’Isis ma anche per la sua posizione geografica. Lo Stato di San Marino è baricentrico rispetto alle rotte utilizzate dai terroristi per entrare in Italia o lasciare l’Europa. Tra le modalità ritenute più sicure dai terroristi per non essere “tracciati”, infatti, ci sono le crociere o comunque le tratte coperte dalle compagnie di navigazione che collegano la Grecia e l’Albania con l’Italia. Tra i porti più utilizzati ovviamente quelli delle Marche e Puglia oltre che quelli veneti. Panorama.it