PRIMA di giudicare, aspettate un attimo. O meglio: arrivate al verdetto cercando di tener conto di tutte le circostanze. Mi spiego: non c’è dubbio che il Valentino tigrotto della Malesia abbia esagerato, come un Sandokan esasperato. Dunque non sono qui a fare l’avvocato difensore: del resto, a prescindere dall’epilogo di un mondiale infuocato, il signor Rossi pagherà un prezzo altissimo in termini di immagine. Però, ecco, appunto, ci sarebbe un però. Io c’ero a Suzuka nel 1990, quando un furibondo Senna speronò brutalmente il ferrarista Prost, conquistando così il titolo mondiale. Fu una manovra spietata, una scorrettezza premeditata da un fuoriclasse autentico quale il mio amico Ayrton certamente era. Non lo punirono, perché l’intera Formula Uno aveva la coscienza sporca nei confronti del brasiliano, che a suo modo applicò la biblica legge del taglione. Sto forse dicendo, allora, che Valentino aveva il diritto di ‘vendicarsi’ su Marquez per l’ingiustizia che riteneva di aver patito in Australia, otto giorni fa? Per carità: sto semplicemente tentando di introdurre un concetto senz’altro impopolare, ma figlio della verità.
Vedete, è molto semplice pontificare sui valori dell’etica e della lealtà sportiva standosene seduti su un divano. E’ facile ragionare come se un comportamento, un gesto, una frenata o una sbandata fossero i frutti di una pacata meditazione ‘a tavolino’. Beh, mi dispiace, ma per chi vive le emozioni in prima persona a trecento all’ora le cose non stanno così. Anche io vorrei che un Campionissimo fosse un Santo, un esempio di virtù, un modello di sano equilibrio. Lo vorrei, esatto, ma essendo un idealista senza illusioni ho imparato che le cose funzionano diversamente. Mi viene in mente, adesso, Michael Schumacher. Un altro Fenomeno. Un indiscusso Re della Velocità, nel suo caso su quattro ruote. Beh, il tedesco mica era uno stinco di santo. L’ho visto cercare di conquistare un mondiale buttando fuori la Williams di Villeneuve, a Jerez de la Frontera. Era il 1997. Fu, beninteso, un gesto ignobile e per fortuna quel titolo andò al figlio di Gilles. Ma forse per quell’episodio Schumi era meno grande o meno degno di guidare la Ferrari? I moralisti dell’epoca, sempre pronti a sentenziare un tanto al chilo, invitarono Montezemolo a licenziarlo subito. Tre anni dopo, quando Michelone coronò il sogno di una generazione, gli stessi signori erano lì a celebrare l’immenso talento dell’eroe nibelungo…
INSOMMA, dite che Valentino ha sbagliato e avrete ragione. Dite che non si fa così e avrete ancora ragione. Ma dite, anche, che appartiene al Dna degli assi inventarsele tutte, pur di raggiungere un obiettivo che immaginano di meritare. Non sto prendendo, ripeto, le difese del signor Rossi. Sto sostenendo che ci sono fragilità nascoste anche sotto la corazza dei super eroi, che talvolta smettono di essere super e smettono di essere eroi.
A Valentino è capitato, ieri in Malesia. Ha sbagliato, ma vi prego: non mandatelo sul rogo.
Resto del Carlino