È un potente grido d’allarme quello proveniente dal sistema produttivo italiano con intere filiere che denunciano lo tsunami che si sta abbattendo su di loro a causa del caro-energia. Una richiesta di intervento che viene raccolta da parte di tutte le forze politiche. Matteo Salvini, in particolare, invita il Parlamento ad approvare un decreto urgente da 30 miliardi di euro per contrastare, subito, l’aumento dei prezzi delle bollette di luce e gas. Ma sulla richiesta di uno scostamento di bilancio Antonio Tajani è prudente, «sarebbe meglio evitarla, ma non la si può escludere», mentre Giulio Tremonti, candidato con FdI, fa notare che «con l’inflazione e la speculazione in netta ripresa sarebbe una misura molto rischiosa».
La convergenza sui ristori da indirizzare tanto alle famiglie quanto alle imprese è ampia. Ma a fronte di una misura-tampone ci sono naturalmente le azioni strategiche da mettere in campo nel breve-medio termine. E su queste le forze politiche mettono in campo idee e proposte diverse.
Sulla possibilità di introdurre un tetto al prezzo del gas, il centrodestra dice sì, purché sia a livello europeo. «L’Europa blocchi il Ttf, il mercato virtuale del gas di Amsterdam e imponga un prezzo alla Russia con la decisione di fissare un tetto comunitario» chiede Antonio Tajani. Una posizione anche di Giancarlo Giorgetti che si dice però scettico sull’adesione da parte di Germania e Olanda alla proposta. Sì anche del Pd, sia a livello europeo che italiano, mettendo un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità per imprese e famiglie per almeno 12 mesi e compensando fino al 50% degli extra-costi delle imprese per gas e elettricità a partire dal mese di giugno di quest’anno. D’accordo anche i Cinquestelle sganciandosi dalla «speculazione della Borsa di Amsterdam», così come il Terzo Polo, separando il prezzo del gas da quello delle energie rinnovabili. Un’idea, quella di disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas condivisa anche da Fratelli d’Italia che chiede anche di lavorare sul sovrapprezzo di cui alcuni hanno beneficiato al momento del rincaro utilizzando gli stock precedenti.
C’è poi il tema dell’utilizzo dei rigassificatori galleggianti. Una opzione che il centrodestra non cita nel suo programma, ma che non viene esclusa dai dirigenti della coalizione. Per il Pd l’opzione può essere percorsa, se temporanea e coinvolgendo i territori. Per i Cinquestelle il ricorso a questo strumento è possibile solo in via «emergenziale e temporanea», mentre per il Terzo Polo arriva un sì convinto.
Maurizio Lupi, per Noi Moderati, torna sul tema degli extraprofitti delle compagnie energetiche: «Sono stati tassati al 25%, ma al momento mancano 9 miliardi di euro. E poi bisogna smetterla di dire, va bene tutto ma non nel mio cortile. A Piombino il rigassificatore si deve fare perché a 8 chilometri di distanza c’è l’impianto da cui parte la distribuzione per il nord Italia. Infine, si torni ad aprire i rubinetti del gas nel mare Adriatico. Sono 40 miliardi di metri cubi, la Croazia se li sta prendendo, prendiamoceli anche noi». La Lega torna a chiedere la «creazione di impianti di ultima generazione senza veti o preconcetti, anche con il ricorso al nucleare pulito e sicuro, per non dover comprare energia in eterno anche dalla Francia». Una posizione condivisa da tutto il centrodestra, ma anche da Carlo Calenda: «E’ necessario un mix di gas e rinnovabili oggi».
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